Al nostro arrivo alla Locanda Girolomoni veniamo
accolti da un’atmosfera surreale, a metà tra il gotico della bruma che vela le
montagne circostanti e il preraffaellita del foliage che macchia di rame e topazio
le tinte fosche dello sfondo. Tutto attorno un silenzio solenne, ma non
opprimente, semplicemente un invito alla contemplazione.
Il ciottolio lontano delle
stoviglie e l’uggiolio di un cane che ci corre festosamente incontro spezzano la
trance, ma non l’incantesimo, nel quale, anzi, ci addentriamo spingendoci ad
esplorare brevemente i dintorni, seguendo l’esuberante cucciolone, che ci fa
strada tra i rovi punteggiati di rosa canina.
La prima serata, complici la
stanchezza del viaggio, la mia timidezza e un delizioso Bianchello del Metauro,
scorre strana, ma liscia: non mi occorre molto tempo per comprendere che mi
trovo in mezzo a giornalisti titolati, foodblogger di professione, fotografi
esperti, critici culinari. Ma non mi sento in imbarazzo. Forse dovrei, ma
nessuno mi fa pesare di essere semplicemente l’oscura amministratrice dell’ennesimo
blog di cucina, tutti sono straordinariamente gentili, affabili e decido di
godermi la cena, a base di vellutata di ceci, polpettone, cicorietta saltata e
gelato, un menu quasi casalingo, impreziosito da alcuni dettagli che rivelano
la mano di uno chef.
Dormo benissimo.
All’indomani, sotto una
pioggerellina fitta e pungente, ci avviamo al Pastificio, dove Giovanni
Girolomoni ci introduce, attraverso scaffalature appesantite da imballaggi
diretti verso tutti i paesi del mondo e macchinari diligenti, al cuore della
filosofia del padre Gino, il luogo dove le sue visioni hanno cominciato a
concretizzarsi dando luogo a un nucleo produttivo di pasta integrale avviato
circa 40 anni fa.
I primi periodi furono difficili: le normative italiane non prevedevano l’uso di grani non raffinati per la realizzazione di pasta e molti lotti furono sequestrati e, successivamente, dirottati verso l’estero, a tutt’oggi il principale canale di vendita dell’Azienda.
Di qui le numerose partite contrassegnate da etichette che indicano nella destinazione luoghi esotici come la Nuova Zelanda, la Germania, la Francia; di qui la scelta, per il mercato italiano, di incunearsi in una nicchia estranea alla GDO e alle sue speculazioni.
Dal magazzino entriamo nella
fabbrica, dove ingranaggi infaticabili trafilano, essiccano lentamente e
confezionano i tanti formati dell’assortimento. Giovanni ci spiega che l’essiccatura
lenta, pur non differenziandosi molto da quella ad alta temperatura per quanto
riguarda le proprietà principali dell’alimento, è importante per preservarne i
micronutrienti, come la lisina, e che la pasta Girolomoni viene preparata
utilizzando una formula che la rende particolarmente adatta alla cottura al
dente.
Nell’aria
si respira il profumo delle granaglie, i macchinari sputano fuori
incessantemente fusilli perfettamente cesellati, risoni che parlano di
minestrina al burro, pacchetti di farfalle vezzose
Sul momento ci pare un peccato
non poter rimanere, tutti abbiamo ancora mille domande e
curiosità da soddisfare, ma è solo perché non sappiamo ancora che la tappa
successiva sarà ancora più ricca di suggestioni.
4 commenti:
Che luoghi fiabesci, davvero bellissimi! E' sempre bello partecipare a questi momenti di condivisione! Un abbraccio
È sempre bello leggerti ;)
Mi sto appassionando...anche se in ritardo leggo i post da questo agli ultimi😊
Grazie per questo bellissimo biglietto ... e sorridente (per un argomento non scontato)!
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