1 lug 2011

Pasta Imbottita... sul filo dei ricordi...

Pasta Imbottita

Una foto in seppia, come i miei ritratti di quegli anni. Foto sbiadite, che immortalano una bambina dallo sguardo troppo intenso per essere quello di una bambina, un padre e una madre troppo belli per essere i suoi genitori e scorci di spiaggia luminosi di sole calabrese, resi tristi dal bianco e nero. Una foto patinata, impolverata dal tempo, come i miei ricordi d'infanzia.
Mi svegliavo la mattina presto, troppo presto per non intralciare le pulizie quotidiane con cui la zia di mia mamma lavava la sabbia e la polvere della spiaggia antistante, la salsedine del mare subito dopo e chissà cos'altro, di più difficile da mandar via. Venivo ricacciata in camera, dove attendevo con pazienza che il pavimento asciugasse. Facevo nuovamente capolino dopo un congruo lasso di tempo, quando il rumore proveniente dalle altre stanze non era più quello dell'acqua dello strofinaccio che ricadeva nel secchio, ma quello della scintilla del gas e, subito dopo, lo sfrigolio di qualcosa che friggeva nella padella.
Sì, perché al mare si friggeva. Si friggeva a pranzo e a cena, si friggeva per i pranzi con i parenti venuti da Catanzaro a trovarci, per i pic nic di Ferragosto e per i falò sulla spiaggia.
I genitori, per  lo più residenti al nord da anni e laureati durante la bagarre del '68, portavano pantaloni a zampa e cantavano "Blowin' in the Wind", ma la frittura che accompagnava le chitarrate sulla spiaggia era irrinunciabile.
L'odore delle mie estati anni '80 non è quello della lozione Coppertone al cocco, ma delle melanzane fritte, della frittata di tonno e delle polpettine. Minuscole, laboriose polpettine panate, che, sommerse di olio, si doravano e andavano a fondersi con la scamorza, la sopprassata, l'uovo sodo, il pomodoro, per dare vita a uno dei piatti più ricchi e più attesi della stagione, quello del pranzo di Ferragosto: la pasta imbottita. Seguita da altre polpettine, più grandi, ancora fritte e ripassate nella salsa avanzata, e dalla pasticceria mignon di Scalamandré, che oggi non esiste più.
Al suo posto, una pasticceria altrettanto rinomata, dove però non conosco nessuno, come non conosco più nessuno su quella spiaggia dove, molti anni dopo, ho avuto il coraggio di tornare, riccacciando indietro le lacrime.
Ma la stella marina presa dal mio babbo e appesa al muro dell'enorme terrazza sul mare, in un'epoca in cui ancora non si parlava di rispetto per l'ambiente e biodiversità, quella c'è ancora. Ne godono altre famiglie, che si succedono nel corso dell'estate in quella casa dove si aggira ancora il fantasma della mia infanzia.
E vedendola dalla stradina lungomare, percorrendo la quale 30 anni fa ci insabbiavamo i sandali buoni, arrivando in centro con i piedi polverosi, e oggi elegantemente piastrellata, le lacrime sono uscite tutte.

La ricetta è quella della zia della mamma. Lei la preparava con la passata fatta in casa, con i pomodori delle terre dei parenti, la provolina dolce delle loro mucche e la soppressata dei loro maiali. Non so se sia la vera ricetta calabrese, forse manca qualcosa, forse qualcosa mi sfugge e qualcos'altro l'ha aggiunto la mia immaginazione troppo fervida. Ma se è sbagliata, vi prego, non ditelo alla zia: è permalosissima, di quella permalosità che il mio fiorentinissimo babbo rimprovera anche a me, chiamandola "la mia componente meridionale".

Ingredienti:
Procedimento:
Per prima cosa la zia preparava le polpettine: ammollava il pane con poca acqua, appena sufficiente a renderlo morbido. Quindi lo impastava con il macinato e un uovo e realizzava con questo composto tante minuscole polpettine. Qui ci vuole molta pazienza, perché devono essere davvero piccole, se non avete tempo lasciate perdere. Le passava nel pangrattato, poi scaldava l'olio (tanto olio) in una padella e le friggeva finché non diventavano scure.
Cuoceva la pasta, scolandola al dente e la condiva con il sugo di pomodoro. Aggiungeva le uova sode, schiacciate con le mani, la scamorza a dadini, la salsiccia a fettine e le polpettine, con tutto l'olio della frittura. Metteva tutto in una grande pirofila e cospargeva di origano e parmigiano. Non ne sono sicura, ma penso che aggiungesse anche altro olio, ma di nascosto, altrimenti la mia mamma si arrabbiava.
Pasava tutto in forno per una ventina di minuti o chissà, il tempo di far sbruciacchiare la pasta, insomma, che con i vecchi forni a gas succedeva quasi subito...

Con questa ricetta, partecipo al contest di Imma, La Perla della Cucina Italiana




29 commenti:

Araba Felice ha detto...

Sono assolutamente incantata da questo post.

Dolci a gogo ha detto...

Che dire serena se nn grazie per questa ricetta, grazie per aver partecipato al contest, grazie per i bellissimi ricordi condivisi, grazie per tutto quello che ci regali di te!!!bacioni,Imma

Manuela e Silvia ha detto...

Com'è bello questo post! a paerire dalal foto nero seppia..fino a ripercorrere tutti i tuoi ricordi di profumi e sapori...
la pasta poi..ottima!!
un bacione

Carolina ha detto...

Adoro leggerti... ♡

Micaela ha detto...

bellissimo questo post ricco di ricordi. la pasta imbottita è come quella che fanno a Bari con la differenza che al posto della soppressa usano il prosciutto cotto, anche a me ricorda l'infanzia perchè prima era tradizione farla in alternativa alle lasagne o al ragù mentre adesso vedo che in molte famiglie le cose sono cambiate, mia mamma è la prima che non la fa quasi più!

Fra ha detto...

le ricette migliori nascono dai ricordi e se poi sono intensi come i tuoi non può che risultare qualcosa di straordinario. Grazie per la poesia che ci hai regalato
baci e buon fine settimana
fra

Kittys Kitchen ha detto...

Scende la lacrimuccia anche a me... che immagine commovente quella delle stella marina.
Belli i tuoi ricordi portali sempre con te e la bellezza di poterli rivere coni sapori di allora è un gran privilegio, la meraviglia di saper e poter cucinare oggi come allora.
Buon weekend

Vevi ha detto...

I ricordi hanno sempre quel nonsochè di salato...:)
Bello e intenso...E chissà cosa non è la ricetta!!
buona giornata cara
Vevi

Federica ha detto...

Sei risucita a farmi respirare profumo di mare con il tuo racconto e il profumo delle estati trascorse in vacanza dagli zii in Liguria. Un bacione, nuon fine settimana

Raffi ha detto...

che meraviglia... super golosissima!!! complimenti tesoro mio! e questa foto dal colore seppia è davvero bellissima!

Silvia & Olivia ha detto...

La foto seppia mi è piaciuta subito tanto prima di leggere il post, poi si è intristita un po' ma si è resa più intensa!I ricordi li hai espressi benissimo!

Saretta ha detto...

Sembra un racconto della Alllende..tanto bello quanto struggente.Carico di ricordi, di cose che non ci sono più, di dolcezza e di cose vere.Come questa pasta del ricordo.Splendido tutto, grazie per aver condiviso con noi!bacione

T'AmA_Ra's kitchen.... ha detto...

si, si...e che ricordi.
...anche mamma la preparava simile...nei giorni di festa la pasta al forno era un classico.
...certo evitava solo di mettere troppo "piccante" per noi che eravamo piccoli, ma la ricetta è questa!!
...adesso, quando la preparo, mi godo il mio bel piatto (abbondante) e anche se gli altri proseguono il pranzo...io la finisco li...ma tanto dentro c'è tutto...tutto tutto.

ciao
:-)

Serena ha detto...

Grazie a tutti!
@ Saretta: il paragone con l'Allende mi onora, ma non lo merito, davvero...

Anonimo ha detto...

:-) Smack. Avevi proprio ragione.
Come ti dicevo, nel cosentino si mette la salsiccia da sugo non la sopressata perchè troppo dolce e duretta. Son convinta che sia la stessa cosa ma con nome differente.
E ora, chi me la prepara? Mi hai fatto venir voglia sigh.
Dony

Serena ha detto...

@ Dony: ma sì, secondo me chiamiamo con nomi diversi la stessa cosa, perché la soppressata che dico io è sbriciolosa e piccante!

Simo ha detto...

Un post che è quasi poesia.............
Un abbraccio!
E buon fine settimana...a tutto relax!
Io oggi ho iniziato i vari esami...

elenuccia ha detto...

Che bel post Serena, veramente molto intenso. Buon fine settimana

wennycara ha detto...

Che intensità.
Mi domando quale potrebbe essere la mia reazione di fronte alla nostra vecchia casa di campagna...
Baci,

wenny

wennycara ha detto...

In risposta al tuo commento: al minimarket in fondo alla mia strada. Ebbene sì, e pure per caso. Il gastronomo mi fa: "Eeennò, la ricotta -quella normale- ancora non ce l'ho, me la portano alle dieci e mezzo -erano le 11, ndr-". Oramai c'avevo il pallino della torta, quindi mi sono decisa all'acquisto {ti risparmio il prezzo}, che era obbligatorio dell'intera forna da quattro etti!!!
Fortuna che è davvero deliziosa :)

wenny

CarlottaD ha detto...

Quanto mi piacciono i tuoi racconti! La ricetta è solo un contorno;)

Cey ha detto...

Mi hai fatto battere il cuore, concordo con chi dice che in questo caso la ricetta è un contorno al resto =) a te =)

simona ha detto...

mannaggia, mi sono commossa pure io .....
Non so se sia l'età ma ultimmente mi commuovo per un sacco di cose...
MA sai che questa pasta mi ha sempre incuriosita moltissimo? Ho una ricetta da moltissimi anni ed è da allora che vorrei provarla...
Ma volevo prima mangiarla fatta da qualcuno che la conosce bene. Ma avanti di questo passo chissà se succederà mai....
Io ci spero sempre. Un bacione e buon w.e

Anonimo ha detto...

Ciao,
ho appena aperto un blog, se ti va vieni a darci un occhiata :)))
http://ursswithlove.blogspot.com/

Gio ha detto...

che bei ricordi, mi hai fatto tornare indietro nel tempo...
grazie!

cooksappe ha detto...

grazie! ^^

Anonimo ha detto...

Che bel racconto Ondina, molto malinconico e altrettanto piacevole da leggere! Non ho mai mangiato un piatto così, deve esser delizioso!

MilenaSt ha detto...

Non dirò a tua zia che ogni famiglia ha la sua versione, ma che il filo conduttore di questa ricetta è la pazienza e la genuinità difficile da ritrovare!

Serena ho sempre ammirato la tua penna felice, ma questo forse è il post più bello che tu abbia scritto (o che io abbia letto dei tuoi!) .....

Elena ha detto...

Mi ero persa quest post, bellissimo e commovente.