29 mag 2009

Mini Cakes Charcutiers

Prima di essere accusata di plagio, devo precisare che ho trovato la ricetta di questi cakes nel libro "Cakes Dolci e Salati" , sotto il titolo "Cake del Salumiere": solo nella stesura del post, quando, nel tentativo di dare a questa preparazione un nome un po' meno rozzo, ho controllato su internet la grafia corretta della parola "charcutier" (che sempre salumiere vuol dire, ma gli accenti fonici sulla "e" finale, si sa, patinano sempre tutto), ho scoperto che era già stato proposto, proprio con la definizione di charcutier, dal Cavoletto di Bruxelles, che, peraltro, ha seguito alla lettera le indicazioni della ricetta, mentre io le ho in buona parte ignorate, un po' per mancanza di ingredienti (che diamine è l'olio di nocciole?), un po' per smemoratezza.
Non sono un'adepta di salumi e similari e non so spiegarmi come mai, in questo momento, me ne trovo diversi avanzi in frigo (se non mi piacciono, perché li ho comprati in così grande quantità?): questo cake è perfetto per smaltirli, tanto è vero che ho sostituito il chorizo dell'originale con il ciauscolo acquistato nelle Marche, che ormai piangeva miseria, e forse avrei fatto meglio a usare, al posto della salsiccia, che in fondo era surgelata e, nel suo cantuccio in freezer, nessuno la disturbava, la mortadella, che invece sta cominciando a deperire.
Questo per dire che in questo cake potete mettere un po' gli insaccati e i salumi che vi pare, tanto il risultato è sempre criminalmente carico, ma altrettanto delittuosamente goloso.
Alla ricetta base del cake ho aggiunto una salsiccia toscana sbriciolata grossolanamente, 100 gr di ciauscolo a cubotti e 50 gr di pancetta a dadini e ho cotto l'impasto negli stampini da cake mignon per 10 minuti dal raggiungimento della temperatura di 180°, con il solito metodo dell'infornata a freddo, che, a quanto pare, sta raccogliendo consensi, vero Romy? ;-)

28 mag 2009

Potage Tiepido di Spinaci con Latte di Cocco e Spezie

Ho specificato fin dal titolo che questo piatto è buono se mangiato tiepido, così da non apparire troppo anacronistica: del resto, questa vellutata l'avevo in cantiere da un po', avevo acquistato tutti gli ingredienti (tutti... insomma, il latte di cocco e gli spinaci, gli altri li tengo normalmente in casa) e poi è venuto il caldo.
Ieri mattina mi sono detta: caldo o no, io questa zuppa la voglio fare, vorrà dire che la faremo raffreddare prima di attaccarla! E ho scongelato gli spinaci
Poi ieri sera c'è stato il miracolo: un vento furibondo, il cielo cupo che minacciava pioggia (che, ahimé, non c'è stata, ma quanto sarà bella la pioggia?), sensibile abbassamento delle temperature (ora la pianto con il bollettino delle previsioni, che tanto ex post non servono a niente), quindi, quale momento migliore per una minestra?
Capisco che, vedendo le foto, vi chiederete: ma perché questa ci teneva tanto a fare il passato di spinaci con il parmigiano grattugiato sopra?
Perché questo non è un passato di spinaci normale, sono spinaci cotti nel latte di cocco, speziato con cumino, zenzero e curcuma e quelle scagliette che vedete in superficie non sono di parmigiano, ma di coco rapé.
Se ancora non vi ho convinto, sappiate che la prima porzione di minestra l'abbiamo mangiata calda (non a bollore), la seconda tiepida e la terza fredda e le ho amate tutte e tre allo stesso modo.
Ingredienti:
  • 1 cipolla
  • 1 cucchiaino di cumino
  • 1 cucchiaino di sesamo nero
  • 1 cucchiaino di curcuma
  • 1 cucchiaino di zenzero
  • 1 peperoncino
  • 500 gr di spinaci
  • 550 ml di brodo vegetale
  • 400 ml di latte di cocco
  • sale
  • pepe
  • olio evo
  • coco rapé per guarnire

Procedimento

Fate appassire la cipolla con l'olio, il peperoncino e le spezie e quando si sarà ammorbidita, aggiungete il latte di cocco, il brodo e gli spinaci. Fate bollire per 10 minuti, quindi frullate 2/3 della zuppa con il minipimmer e rimettetela nella pentola.

Riscaldatela, se la volete mangiare calda, altrimenti lasciatela intiepidire e servitela cosparsa di coco rapé



Ricetta ispirata e liberamente interpretata a partire da:
"500 Zuppe", Susannah Blake, Ed. Il Castello

27 mag 2009

Crumble di Frutti Rossi al Profumo di Violetta

Per questa ricetta devo ringraziare Arietta, che, inconsapevolmente, mi ha fornito la chiave per procedere serenamente sulla via dello smaltimento dei frutti di bosco che ho ancora in freezer: vagavo, infatti, senza meta per la rete alla ricerca di ricette che impiegassero lamponi e compagnia, quando, digitando "crumble frutti di bosco" sul motore di ricerca, mi è apparso il link a questo post. Incredibilmente, pur avendolo letto con interesse e commentato, avevo completamente formattato quell'area del cervello dove lo avevo archiviato.
Male, malissimo, perché questo crumble è davvero notevole: finora avevo assaggiato questo tipo di preparazione solo nella sua versione fast, frutta saltata in padella con frollini o corn flakes sbriciolati sopra all'ultimo momento, mentre la ricetta tradizionale ha una resa mille volte migliore e me ne ha fatto innamorare, tanto che penso di sfidare a breve il gran caldo e di riproporla con altri tipi di frutta.

Rispetto all'originale ho apportato alcuna variazioni, anche per la curiosità di provare un abbinamento insolito: infatti ho pensato che, per un dessert di gusto... silvestre, lo zucchero alla violetta si prestasse alla perfezione ad addolcire la frutta. Per quanto riguarda il crumble in senso stretto, ho utilizzato, invece, dello zucchero bianco, perché non avevo quello di canna, e, al posto delle mandorle, le nocciole, per rimanere in tema boschivo.
Per la verità, quest'ultima modifica non credo abbia stravolto particolarmente il gusto di questo piatto, in quanto, una volta tostate in forno per mezz'ora, nocciole e mandorle non sono così diverse, mentre la scelta dello zucchero alla violetta si è rivelata particolarmente felice, perchè ha profumato imperituramente per giorni il crumble, la lavastoviglie dove ho riposto i pirottini usati e tutta la casa.
Ingredienti:
  • 250 gr di frutti di bosco misti (io usato 150 gr di more e 100 di lamponi)
  • 1 cucchiaio colmo di zucchero alla violetta
  • 50 gr di farina
  • 50 gr di zucchero
  • 40 gr di nocciole
  • 40 gr di burro

Procedimento:

Mescolare la frutta con lo zucchero alla violetta e distribuirla in due cocottine piuttosto grosse (i tegamini da gratin individuali, per intenderci) o in 4 piccole.

Frullare a piccoli colpi di mixer la farina, lo zucchero, le nocciole e il burro per ottenere delle briciole e cospargerne la frutta, in modo da ricoprirla quasi completamente.

Infornare subito (è importante preparare questo dessert all'ultimo momento, per evitare che il crumble, a contatto con la frutta, si inumidisca) a 180° per circa 25-30 minuti, finché le briciole non saranno dorate.

Lasciare intiepidire prima di affondarci il cucchiaino, il rischio ustione è altissimo!

26 mag 2009

(Finto) Boeuf Bourguignon

Per fare il Boeuf Bourguignon, lo dice il nome stesso, occorrono il manzo, il vino di Borgogna e le rape (questo il nome non lo dice, però ci vogliono), quindi perché chiamare Boeuf Bourguignon uno spezzatino di maiale con le patate cotto nel vino? Ma perché spezzatino di maiale al vino rosso non faceva tendenza, ovvio!
C'è da dire che non si tratta di una pietanza prettamente estiva, sicuramente è piuttosto calorica e, soprattutto, riscaldante, ma, sinceramente, voi per 4 mesi l'anno mangiate insalate e gelato?
Si tratta di un dilemma che mi porto dietro da un paio d'anni, da quando, cioè, mi interesso di gastronomia: d'estate si può fare il risotto? E il brasato? E la cioccolata in estate si può mangiare?
Lancio queste domande nell'etere, a chiunque mi vorrà rispondere, e vi presento, quindi, questo buonissimo, fintissimo boeuf bourguignon: l'aspetto che mi è piaciuto di più di questa preparazione è che, mettendo in pentola le patate fin dall'inizio e cuocendole, quindi, quanto la carne, la maggior parte di esse si è disfatta, formando, con il vino, una deliziosa crema da scarpetta, cosa che per molte di voi non sarà una novità, ma io l'ho sperimentata per la prima volta e quindi sono ancora tutta fremente per la scoperta...

Ingredienti
per la preparazione in pap:
  • 400 gr di scamerita
  • 1 cipolla
  • 250 gr di carote
  • 300 gr di patate
  • 1 bicchiere di vino rosso
  • 3 rametti di rosmarino
  • sale
  • pepe
  • olio

Procedimento:

Fate appassire la cipolla affettata a velo in poco olio sul fondo della pap e, quando si sarà ammorbidita, aggiungete la carne tagliata a cubotti non troppo piccoli, facendola rosolare bene da ogni lato. A questo punto aggiungete le carote a rondelle, le patate a dadini (alcuni di dimensioni più ridotte, perché cuociano meglio e si disfino a formare la cremina, altri più grossi, perché rimangano pressoché interi), il vino, il rosmarino, una presa di sale e una macinata di pepe. Chiudete la pap e fate cuocere per 25 minuti dal fischio. Aprite la pentola e, se è il caso, fate ritirare il fondo di cottura.

25 mag 2009

Composée di Rucola e Mela con Quartirolo

Questo weekend non mi sono granché dedicata alla cucina, perché ho passato tutta la giornata (e buona parte della notte) del sabato a festeggiare l'addio al nubilato della mia amica Ele: approfitto per mandarle un grosso bacio, farle tanti tanti auguri per la nuova vita che sta per intraprendere e anche per dirle che il velo da sposa con le antenne di forma fallica che ha indossato per tutta la serata le donava molto.
Quindi vi lascio solo una ricettina veloce, adatta a questo caldo, e secondo me, molto scenografica.
Come sempre, non ci sono dosi precise, ma, per vostra comodità, vi do quelle che ho usato io, tanto per farvi un'idea delle proporzioni.
Con queste quantità si ottengono tre porzioni abbondanti di composée, da mangiare come piatto unico, accompagnate da un po' di pane d'avena, mentre, se la servite come antipasto, sono sufficienti per 4 persone.
Ingredienti:
  • 125 gr di rucola
  • 2 mele verdi
  • 1/2 cipolla affettata finemente
  • 200 gr di quartirolo
  • olio
  • sale
  • pepe

Procedimento:

Ovviamente non ve lo scrivo, perché è stupido, ma vi suggerisco di dadolare la mela e il quartirolo solo in parte e di lasciare, per ogni piatto, qualche fettina di mela tagliata sottile e una grossa fetta di formaggio da una parte e appoggiarli intorno all'insalata, unicamente a scopo decorativo, non per altro.


22 mag 2009

Croissants

Ovvero: non credevo di riuscirci
Come forse ho lasciato velatamente trasparire in qualche post, la Francia, la sua lingua, i suoi usi e costumi, i suoi paesaggi e la sua cucina riscuotono da parte mia una moderata e obiettiva stima, tutt'altro che aprioristica, ma, al contrario, esclusivamente fondata su dati di fatto oggettivi.
E'un paese oggettivamente bello, in cui si parla una lingua oggettivamente raffinata, la gente è oggettivamente più educata degli italiani e la cucina oggettivamente più varia della nostra, perché meno ottusamente attaccata alla propria tradizione locale e al principio per cui "Questo non si cucina perché al mio paese non si usava" (frase generalmente prononuciata da ultrasettantenni che quando parlano della cucina del loro paesello d'origine, perlatro abbandonato in preadolescenza, fanno riferimento al periodo bellico, durante il quale, a rigore, non si mangiava niente in generale).

E i croissant sono oggettivamente buoni.

Solo che sono anche oggettivamente complicatissimi e non è affatto vero che il procedimento è più laborioso a spiegarsi che a riprodursi, per niente, è proprio rognoso a farsi. E se vi sembra che sia più facile da eseguire che da spiegare, facciamo che la prossima volta che ho voglia di croissant venite a casa mia, io vi leggo i passaggi e voi me li preparate.

Quindi, scoraggiata dai mille passaggi e dall'immagine del burro che usciva gorgogliando dalle pieghe dell'impasto, finora, avevo accantonato l'idea di darmi alla produzione di viennoiseries, anche perché questo tipo di preparazioni richiede del burro veramente ottimo: non pensate di alleggerirle con la margarina o con del burro da GDO, in mancanza del pannosissimo burro nordeuropeo serve quello di malga. Lo sapete che generalmente non sono maniaca delle marche e dei prodotti costosi, ma qui non se ne può proprio fare a meno.

Si dà comunque il caso che, per una volta, avessi a disposizione del burro del caseificio dove mi servo quando vado in montagna, realizzato esclusivamente con gli scarti della lavorazione del parmigiano, e che, quindi, non abbia più potuto trovare scuse per rinviare la preparazione dei croissants.
Sinceramente non ero molto convinta di farcela e non vorrei nemmeno che vi faceste un'idea sbagliata di me, che bucolicamente spiano con il matterello un impasto lavorabilissimo, che piano piano si sfoglia, formando in superficie tante piccole increspature, il tutto canticchiando "Quand notre coeur fait boum" e sculettando a ritmo.
No, niente del genere, per la sfogliatura dell'impasto sono servite diverse invettive e giaculatorie, che hanno visto chiamare in causa tutti i santi del calendario cristiano, a seguire gli dei dell'Olimpo, le Uri di Allah, Fratello Sole, Sorella Luna e Pacha Mama.
Ma, alla fine...

Come penso si veda dalle foto dell'interno, la sfogliatura è riuscita (ci credo, con tutta quella brava gente che è intervenuta dalle alte sfere per aiutarmi) e, al momento dell'infornata, in casa si è diffuso il profumo dei Marais, nelle albe umide di rugiada, quando ancora tutti i bandoni delle librerie antiquarie sono abbassate e di aperto c'è solo una minuscola boulangerie che promette a chi vi entra una felicità fugace come un boccone burroso che si scioglie in bocca...

Ingredienti:

Per l'impasto:
  • 125 gr di farina Manitoba
  • 125 gr. di farina 0
  • 150 ml di latte
  • 3 cucchiai colmi di zucchero
  • 1 bustina di lievito di birra disidratato
  • 1 cucchiaino raso di sale

Per la sfogliatura:

  • 100 gr di burro

Per la doratura:

  • Un po' di latte

Procedimento:

Per l'impasto ho usato la macchina del pane, programma "solo impasto", riducendo, però il tempo di lievitazione a 40 minuti. Nel frattempo, ho avvolto il burro in un foglio di carta forno e l'ho abbassato con il matterello, fino ad ottenere un quadrato di 8-10 cm circa di lato, e l'ho messo in frigo.

Trascorso il tempo di lievitazione, ho steso la pasta a un quadrato di circa 20 cm di lato e vi ho appoggiato al centro il burro. Ho ripiegato sopra i lembi di pasta liberi, cercando di sovrapporne le estremità, e ho steso di nuovo, ottenendo un rettangolo di 25x36 cm. Ho piegato la pasta in tre parti, l'ho girata di 90°, l'ho stesa di nuovo, ripiegata, girata di 90°, il tutto per altre due volte. Ovviamente il burro usciva da tutte le parti, soprattutto quando la pasta ha cominciato a sfogliarsi, e ho dovuto più volte interrompermi per recuperarlo, in maniera, credo, non proprio ortodossa, ovvero rinfilandolo tra le pieghe o spennellandolo sopra.

Spero di essermi spiegata bene, comunque diciamo che il procedimento di stesura e piegatura va ripetuto 3 volte, poi la pasta (piegata) si mette in frigo (con questo caldo meglio in freezer) per 30 minuti. La si stende quindi nuovamente, in un rettangolo di 25x36 cm e si taglia in due, dal lato corto, ottenendo due striscie da 12.5 x 36 cm. Da ciascuna, si ricavano 6 triangoli, da avvolgere, poi, come cornetti, si dispondono sulla teglia del forno rivestita di carta speciale e si lasciano lievitare ancora per un'ora. Io ho fatto l'errore di metterli al sole, ma, date le temperature, evitate o il burro si scioglierà sulla teglia.

Spennellateli quindi di latte e infornateli a 220° per 10 minuti. Se non intendete consumarli subito (come credo, visto che nessuno mangia 12 croissants) sfornateli dopo 8 minuti, fateli raffreddare e congelateli. Basterà toglierli dal freezer qualche ora prima del consumo e terminare la cottura per altri 2 minuti al momento di mangiarli.

Ricetta tratta da " Petits plats d'hiver" di Catherine Schiellein

Con questa ricetta, partecipo alla raccolta di Imma



21 mag 2009

Pane di Avena

Oggi, siccome sono di fretta e di pessimo umore per alcune questioni personali, vi passo solo un "pizzino", la solita "non ricetta", realizzata con le farine del LIDL, di cui avevo già parlato qui, tanto per informarvi che con il preparato per pane di avena si ottiene un risultato più che soddisfacente: un pane morbido morbido, molto "mollicone" e un po' umido, perfetto per tramezzini dolci e salati.
Rispetto alle dosi indicate sulla confezione, bisogna sempre ridurre la quantità d'acqua, da 350 a 300 ml circa per 500 gr di farina (meno se impastate senza macchina del pane).
Visto che sulla preparazione di questo pane non ho molto da dire, facciamo un po' di bacheca degli annunci:
  • Alcuni di voi mi hanno segnalato che blogger sta dando problemi con le notifiche degli aggiornamenti dei blog: in effetti, ieri, vedendo che alle 16.30-17.00 ero a quota 5 visite mi sono molto avvilita... Io esisto attraverso il mio blog, quindi vi prego, passate ugualmente: se non vedete gli update, non è il mio forno che non funziona, ma il sito!
  • Anche perché ho finalmente comprato su amazon.fr i tre libri che mi mancavano a finire la collezione "Petits Plats d' (hiver, printemps, automne, été)", il che significa che finora ne possedevo solo uno, quello con le ricette invernali, che è un po' poco per chiamarla una collezione. Ma il punto non è "come definire il concetto di collezione", bensì che ho in serbo tante ricette nuove (e magari più adeguate alla stagione) e se voi non venite più a trovarmi che li ho comprati a fare?
  • Sempre riallacciandosi al discorso delle mie nevrosi, vi comunico che da oggi al LIDL si apre la settimana francese, con tanti prodotti tipici, come formaggi, salumi, palets pur beurre, Bordeaux e via dicendo, quindi stamani all'apertura mi sono fiondata a comprare *tuttotutto* e sono uscita dal supermercato con un panier da vera depressa: 4 confezioni di biscotti, due di chèvre, senza contare il barattolo di maionese. La cassiera avrà pensato che soffro di turbe maniacali. Però, siccome ho preso anche una confezione di... ehm, ehm, assorbenti, mi rimane la speranza che abbia creduto semplicemente che fossi in SPM.
  • Siccome non vorrei che mi prendeste per scema, la reale ragione di tanta agitazione è che ho una brutta dermatite, che però potrebbe essere anche un fungo o... rullo di tamburi... tigna (regalo di Brie?), ma il medico non può ricevermi fino a martedì!!! Quindi ho in programma di trascorrere i prossimi 4 giorni chiedendomi se per caso non rischio di desquamarmi completamente o di fare una coltura di prugnoli sulla schiena.

Con questa non ricetta, partecipo alla raccolta di Micaela, MDP, Bauletti & Co.

20 mag 2009

Gateau di Crèpes con Mortadella e Funghi

Purtroppo, la lunga preparazione richiesta per la realizzazione di questo piatto e la tarda ora a cui, conseguentemente, l'ho sfornato mi hanno impedito di fotografarlo degnamente: ho potuto usufruire di una luce decente solo al mattino dopo e questo è quanto era rimasto.
Quindi, dovrete accontentarvi di qualche scatto della fetta, peraltro ripresa da una sola angolazione, l'unica in cui il "taglio" risultava pulito.
E'un vero peccato, perché questa torre di crèpes è un piatto molto particolare, che, spero, malgrado le foto non proprio invitanti, di invogliarvi a provare.
La pastella per le crèpes non è la solita, ma è a base di farina di grano saraceno, secondo la ricetta pubblicata qualche settimana fa dalla mia compagna di francofilia. Si tratta di un composto più grossolano e meno maneggevole di quello classico, difficile a distribuirsi nel padellino e assai più soggetto a sbriciolarsi, anche da cotto; ma il gusto è assai più pieno e si presta benissimo ad accogliere sapori robusti, come gli insaccati e i funghi.
Come per Romy, il mio primo incontro con le crèpes bretonnes è avvenuto molto lontano dalle falesie, nel mio caso in una minuscola créperie di Montparnasse ed è stato coup de foudre. Ma all'epoca non cucinavo e le innumerevoli possibilità offerte dalla farina di grano saraceno sono passate in cavalleria. Quest'inverno, ad Avignone, mi sono ritrovata di nuovo alle prese con una galette e, forte di qualche esperienza culinaria in più, mi sono impuntata di riprodurla.

Ma ormai so come sono fatta: ho una wish list gastronomica chilometrica, spesso mi dispero perché penso che non riuscirò mai ad esaurirla prima di morire o, comunque, prima di acquisire, in vista della morte, una qualche vocazione all'ascesi che mi farà perdere ogni interesse al cibo. Per non parlare dell'ansia da prodotti in scadenza, che sovente mi porta a favorire una ricetta rispetto ad un'altra, magari più gradita, per consumare gli ingredienti in odor (è il caso di dirlo) di deterioramento. Quindi, prima di mettermi all'opera, ho lasciato ancora passare dei mesi.
Per fortuna, a rimettermi in carreggiata, ci ha pensato questo post, in cui Romy, con la solita chiarezza e semplicità spiegava dosi e procedimento per ottenere le vere galettes di Asterix.
Per il ripieno mi sono rifatta a una ricetta trovata qui, rispetto alla quale ho però sostituito il francesissimo jambon blanc con della mortadella, semplicemente perché costava meno.
Ingredienti:
Per la pastella delle crèpes:
  • Ho usato queste proporzioni, dimezzandole e mettendo solo acqua al posto del latte, per ridurre le possibilità di rottura delle crèpes

Per il ripieno:

  • 4 fette di mortadella piuttosto spesse
  • 200 gr di funghi surgelati
  • 1 pezzetto di burro
  • 1 cucchiaio colmo di farina bianca
  • 1 tazza d'acqua
  • 1/2 dado
  • 100 gr di emmenthal
  • olio
  • prezzemolo
  • noce moscata
  • sale
  • pepe

Procedimento:

Preparare le crèpes come d'abitudine, utilizzando un padellino di massimo 16-18 cm e tenendo presente che questa pastella è piuttosto consistente e si stende con fatica. Vi consiglio, quindi, di abbondare e di realizzare delle crèpes un po' più spesse del solito: comunque, dovrete ottenerne 5 o 6. Mettetele da parte, a raffreddare.

Intanto, saltate i funghi, affettati in un po' d'olio, per circa 3-5 minuti, poi mescolatevi il prezzemolo e la mortadella a cubetti e aggiustate di sale e pepe.

Aggiungete al preparato un pezzetto di burro, fatelo fondere e versate a pioggia la farina. Mescolate per ridurre i grumi e versatevi anche l'acqua. Portate a ebollizione e fate addensare, come per una besciamella. A cottura ultimata, grattugiatevi un po' di noce moscata.

Per montare il gateau, disponete in una pirofila della stessa misura delle crèpes, leggermente unta, una prima crespella, copritela con un po' di salsa e fate degli strati fino ad esaurimento. Grattugiate l'emmenthal sull'ultimo "piano" della torre e pontetela in forno a gratinare, a 180°, per 10-15 minuti.

19 mag 2009

Crema di Patate con Erba Cipollina

Giuro che questa si può mangiare anche fredda!
Per la verità, fredda fredda forse è meglio di no: noi l'abbiamo lasciata intiepidire e l'effetto è stato un ulteriore addensamento, che l'ha fatta ancora più cremosa, uno sorta di purée, reso più aromatico dall'erba cipollina e dal pepe macinato al momento.
La ricetta originale prevedeva un uso smodato di aglio, ma, essendo io intollerante, l'ho dovuto evitare. Se vi piace, potete farne soffriggere 6 spicchi, all'inizio, insieme alla cipolla.
Ingredienti:
  • 1 cipolla
  • 2 patate grandi (o 4 medie o 8 piccole)
  • 400 ml di brodo vegetale
  • 200 ml di latte
  • olio
  • sale
  • pepe
  • erba cipollina

Procedimento in pentola a pressione:

Si fa appassire la cipolla finemente affettata in poco olio, quindi si aggiungono le patate a dadini, il latte, il brodo e si chiude il coperchio. Dal fischio, si cacola 1/4 d'ora di cottura.

Si frulla la zuppa, si fa riscaldare (o anche no, se intendete consumarla fredda) e, al momento di fare le porzioni, si macina sopra ciascuna di esse un bel po' di pepe nero e si depone sulla superficie qualche stelo di erba cipollina.

Se non si utilizza la pap, si raddoppiano i liquidi e il tempo di cottura.

18 mag 2009

Muffin Piccanti con Parmigiano e Erbe Profumate

Che dire su questi muffin? Ad esempio che, pur non prevedendo ingredienti insoliti o sorprendenti, sono assolutamente da provare, soprattutto ora che è arrivato il caldo e che le occasioni di mangiare all'aperto si moltiplicano, rendendo preferibili le ricette che danno la possibilità di essere spiluccate comodamente distesi su un prato o sulla spiaggia.
Ora, non vorrei darvi l'idea di essere una che organizza ogni settimana bucolici déjeuners sur l'herbe, al contrario, anche con la bella stagione rimango piuttosto casalinga e ancorata alle mie abitudini piccolo borghesi del pasto a tavola: il sole mi innervosisce, le temperature elevate mi scoraggiano dall'avventurarmi troppo in esterna e la maggior parte dei miei weekend estivi si svolge sull'ombroso terrazzo di casa, circondata dalle mie erbe aromatiche, con un libro in mano.

Però, appunto, volendo evitare anche lo sforzo di apparecchiare, il finger food è una valida soluzione per rimanere seduta e non mollare il libro suddetto o la partita di mah-jong, un giochino che ho scoperto da poco e che mi avvince quasi più del libro.
Questi muffin si prestano in particolare ad accompagnare il ciauscolo marchigiano, altra vestigia delle giornate invernali, che forse sarebbe il caso di fare fuori prima che il caldo renda fatale l'assunzione di insaccati.
Se le religioni diffuse nei paesi desertici proibiscono il maiale non è un caso.
Ho voluto profumarli con le mie erbette, utilizzando un mix di prezzemolo, basilico, maggiorana, erba cipollina, peperoncino e menta, ma se volete potete scegliere altri aromi.
Ingredienti:
  • 180 gr di farina
  • 100 gr di emmenthal
  • 100 gr di parmigiano
  • 100 ml di latte
  • 100 ml di olio di semi
  • 3 uova
  • 1 pezzetto di peperoncino (regolatevi in base alla piccantezza: io ho in casa dei micidiali peperoncini di Soverato e metterne uno intero equivale al suicidio, ma se i vostri sono più delicati abbondate, questi muffin devono risultare piccanti)
  • 1 manciata di erbe aromatiche a vostro gusto
  • 1 cucchiaino di lievito in polvere
  • sale

Procedimento:

Gratugiate i formaggi, sminuzzate le erbette e il basilico. Procedete come al solito per i muffin, amalgamando i liquidi e gli ingredienti solidi separatamente e unendoli solo alla fine, mescolando poco, lasciando qualche grumo di farina.

Distribuite il composto nella teglia per muffin imburrata e infornare a freddo. Quando il forno avrà raggiunto la temperatura di 180° controllate la cottura, tirando fuori la teglia quando i muffin vi appariranno gonfi e dorati.

15 mag 2009

Torta di More e Ricotta

Come dicevo giorni fa a Camomilla, gli impasti proposti nel libro “Cakes dolci e salati” di Ilona Chovancova possono essere cotti anche in stampi diversi da quello a cassetta classico, come, per esempio, in quelli per muffin, mini cakes, in quello a ciambella o in una tortiera.
Quindi, date le innumerevoli difficoltà che trovo nel ritrarre i cakes, immaginando che il risultato di questa ricetta sarebbe stato piuttosto pittoresco e volendo rendergli giustizia fotografica, ho deciso di utilizzare il mio girasole di silicone.
Purtroppo, la torta è rimasta intatta per poco tempo e quindi non posso mostrarvela intera.
Trovo, comunque, che le foto della fetta rendano meglio l'incredibile morbidezza di questo dolce, data dall'abbondante presenza di ricotta, che gli ha conferito una consistenza molto speciale, umida e soffice, senza essere grassa. La ricetta, per la verità, parlava di "formaggio bianco" senza specificarne il tipo: sarei molto curiosa di conoscere il risultato che si potrebbe ottenere usando, invece, del Philadelphia... si accettano volontari!
Ho modificato un po' le dosi originali, riducendo il burro e lo zucchero, per alleggerire l'impasto e renderlo più sodo in modo da sostenere il peso delle more e non farle precipitare.
Questo è quello che faccio comunque con tutte le ricette tratte da questo libro, perché trovo che le dosi di grassi e di zucchero siano decisamente eccessive, soprattutto in presenza di frutta, che già da sola addolcisce l'insieme.


Ingredienti:
  • 250 gr di farina
  • 150 gr di zucchero
  • 1/2 bustina di lievito in polvere
  • 100 gr di burro
  • 200 gr di ricotta
  • 3 uova
  • latte q.b.
  • 200 gr di more

Procedimento:

In una fondina mescolate la farina, lo zucchero e il lievito. Fate fondere il burro e, appena si sarà intiepidito,mescolatelo alla ricotta e rompeteci dentro le uova. Amalgamate bene il tutto, poi versateci sopra gli ingredienti secchi e girate delicatamente, bagnando con un po' di latte se il composto dovesse essere troppo asciutto. Aggiungete le more e rovesciate il tutto in una tortiera o nello stampo che preferite.

Infornate e portate la temperatura a 180°. Al raggiungimento di questa, calcolare circa 50 minuti (30 per chi usa lo Sfornatutto De Longhi o similari) e sfornate quando uno stecchino infilzato al centro della torta uscirà umido, ma pulito.

14 mag 2009

Insalata di Carciofi con Noci, Pane Tostato e Parmigiano

Zuppe a parte, come vedete, l'estate è approdata anche sulla mia tavola.
Questa insalata, lo ammetto, non è proprio una novità, immagino che l'abbinamento carciofi/parmigiano sia piuttosto sfruttato, ma la pubblico ugualmente perché si tratta del piatto che, tanti anni fa, mi ha insegnato a stimare i carciofi e mi ha avvicinato alle verdure in generale: dovete sapere che fino all'età di vent'anni non potevo sopportare nessun tipo di ortaggio, persino la pasta al pomodoro mi dava sui nervi, e mangiavo unicamente intingoli, torte salate, pizze e formaggi. Se a questo si aggiunge che ero anche vegetariana, potete immaginarvi la pena della mia povera mamma.
Fu quindi con grande sorpresa che, al ritorno da un pranzo a casa di una mia amica, accolse il mio racconto su un antipasto a base di carciofi, noci e parmigiano, che, a quanto pare, mi aveva rapita, e si precipitò subito ad acquistare l'occorrente per riprodurlo.
Il problema di mia madre è che, pur essendo un'ottima cuoca, è piuttosto tendente ai loops e, quando qualcuno manifesta apprezzamento per un dato piatto, lo ripropone a ciclo continuo fino a sfinire i commensali e a condurli all'odio nei confronti della preparazione in questione.
Questo accadde più o meno anche con l'insalata di carciofi, che, alla fine, mi stufò e per molto tempo non ci ho più pensato.

C'è anche da dire che nutro una certa antipatia per l' "oggetto carciofo", inteso come carciofo da pulire, scattivare, sbarbare, lessare all'infinito: mi disturbano la quantità di foglie che bisogna buttare via, le mani che si anneriscono, le spine.
Questo mi tiene ben alla larga da quei vigorosi mazzi di carciofi che si vedono al mercato e mi conduce diretta verso il bancone surgelati del supermercato, per acquistare i cuori di carciofo già puliti e tagliati in quarti. C'è chi sostiene che siano insapori, personalmente, invece, li trovo molto morbidi e gustosi, in particolare quelli a marchio LIDL, che ho acquistato recentemente e mi hanno molto soddisfatta, anche perché persino Topy79, che, normalmente, li rifiuta, li ha mangiati, con piacere misto a rassegnazione.

Comunque, complice un piccolo libro di ricette "per pic-nic", trovato l'anno scorso in allegato a Sale&Pepe, questa insalata mi è tornata in mente e ho deciso di dare fondo alla confezione di carciofi rimasta in freezer, che mi sembrava il caso di togliere di mezzo, dato che non è più stagione (il motivo per cui mi ostini a rispettare la stagionalità delle verdure pur comprandole surgelate è un mistero) e di rifarci amicizia.

Ingredienti
  • 200 gr di cuori di carciofo
  • 100 gr di parmigiano
  • due manciate di noci sgusciate
  • 2 fette di pane rustico
  • 10 foglie di basilico
  • olio
  • sale
  • pepe

Procedimento:

Lessate i carciofi a vapore in pentola a pressione per 3-4 minuti, tagliateli in quarti e fateli saltare in padella con un po' d'olio e la metà del basilico sminuzzato.

Tostate il pane, tagliato a dadini, e le noci.

Con l'aiuto di un pelapatate, riducete il parmigiano a scaglie.

Disponete i carciofi, le noci e il parmigiano in un'insalatiera e conditeli con olio, sale, pepe e il resto del basilico spezzettato (tenete da parte un paio di foglie, per la decorazione). Al momento di servire, aggiungete la dadolata di pane, eventualmente versatevi un'altro filo d'olio e disponete l'insalata nei piatti, appoggiando su ogni cupoletta una foglia di basilico.