27 mar 2017

Cake Salato con Broccoli, Peperoncini, Menta e Olive


Ci addentriamo in una natura ancora un po’ assopita dalle temperature invernali, che le chiome fitte degli alberi hanno riparato dal primo sole della primavera, impedendogli di fecondare il terreno, inaridito dal gelo dei mesi scorsi, alla ricerca poco fruttuosa delle prime erbe selvatiche: pochi germogli di ortica, che finiscono in un risotto con formaggio di capra, qualche ciuffo di tarassaco per l’insalata.


Ci rifaremo in un’altra occasione, scegliendo un campo un po’ più in basso, che abbia già goduto dei tepori  della bella stagione, nel frattempo godiamo della dolcezza del panorama delle colline del Chianti all’orizzonte, velate della foschia azzurrina della lontananza, sbocconcellando un cake salato, reso morbido dalla farina di riso e profumato dagli aromi del giardino, quelli sì vigorosi di sole e innaffiature misurate.


Ignari del dislivello del sentiero che ci attendeva, credendo di raggiungere, con una breve camminata in pianura, il suddetto prato esuberante di cicoria e radicchietto selvatico, ci siamo caricati in spalla anche una bottiglia di Vermentino Settesoli, protetta da una borsa refrigerata. La svuotiamo, non foss’altro per alleggerire lo zaino al rientro, godendo delle sue venature verdoline, esaltate dal riflesso della natura circostante, che ne anticipano le note erbacee e la freschezza. Al naso, dopo una prima folata fiorita, colpiscono i profumi della macchia mediterranea: il timo, la nepitella, la maggiorana, il finocchietto, un respiro di ginepro. In bocca, l’acidità e la sapidità sono bilanciate da una buona morbidezza e da un’incredibile persistenza.




Ingredienti




Procedimento:
Monda i broccoli e suddividili in cimette. Passali al microonde alla massima potenza per 10 minuti e lasciali raffreddare.
Nel frattempo, mescola gli ingredienti in polvere in una fondina e aggiungi i broccoli, i peperoncini, le olive e la menta grossolanamente sfilacciata. In un’altra sbatti le uova, stemperale con l’acqua e l’olio e rovescia il composto sugli altri ingredienti.
Mescolali sommariamente, come faresti per i muffin, e versa l’impasto in uno stampo da cake foderato di carta speciale.

Inforna a 180° per circa 35 minuti (effettua la prova dello stuzzicadenti per verificare la cottura)

24 mar 2017

Cotolette Vegetali con Hummus di Barbabietola Rossa


Eh, vabbè, oggi vado di fretta...


Ci sentiamo lunedì con altre storie


Ingredienti:

Procedimento:
Inforna le cotolette a 180° per circa 20 minuti, cospargendole con un pizzico di sale e un filo d’olio.

Frulla i gambi delle barbabietole con il resto dell’olio, il limone e l’aceto, regolandoti anche in base alla densità della crema ottenuta. Aggiusta di sale e servi con le cotolette, ormai pronte. 


20 mar 2017

Penne con Pomodori Gialli al Vino Bianco e Acciughe


Non sempre riesco a organizzarmi in modo che i miei sabati mattina siano idilliaci, non sempre riesco a contenere il mio margine d’azione tra la cucina, la lettura e il gardening… spesso, troppo spesso, direi, devo giostrarmi tra tutte le pendenze dei giorni feriali. Non so se capita anche a te, ma, dopo ogni corvée,  che normalmente mi assorbe per mezza giornata, lasciandomi sudata e impolverata, mi riprometto di organizzarmi meglio e distribuire faccende, bucati, ma persino ceretta e manicure, nelle ore libere dei giorni infrasettimanali, in modo da devolvere, poi, il weekend interamente al relax. Ovviamente, nelle ore libere dei giorni infrasettimanali, sono esaurita e ritengo di dovermi premiare infischiandomene della polvere e dello smalto crettato. 
Talvolta mi arrangio, talvolta chiamo in soccorso la colf, anzi, il colf, un peruviano perennemente sorridente, dagli indubitabili tratti indio, che tanti anni fa è sceso dalle Ande per inseguire un titolo di studio e l’amore e poco dopo ha lasciato Lima per inseguire la fortuna. Arturo sembra essersi tolto il poncho un attimo prima di entrare in casa, racconta storie di miseria, albe gelide sulla Cordigliera e vigogne e conclude ogni frase con un riferimento a San Martino de Porres. Come tutta la sua famiglia, che, negli anni, ha faticosamente riunito, si consola delle delusioni che il nostro paese gli ha dispensato dedicandosi con puntualità ai piaceri della tavola, nutre una passione bruciante per il caffè, che non rifiuta a nessuna ora del giorno, e sospetto che, in mancanza del pisco, si faccia bastare e mai avanzare il vino. Ogni anno per la vigilia di Natale mi chiama per farmi gli auguri con la voce leggermente impastata e non manca mai di fare riferimento alle bottiglie che gli ho fatto trovare sul piano della cucina, accanto alla sua modesta tariffa. Brandisce il mocio e la levaragni con la fierezza con cui, probabilmente, sui sentieri brandiva il bastone da montagna, e combatte con determinazione la polvere e il calcare. Conosce ogni tipo di detergente, storie di beati e miracoli di ogni tipo, di cui, ovviamente, è stato il beneficiario, e il metodo migliore per lustrare i vetri a tal punto che il gatto crede che siano aperti e ci sbatte contro.
Quando va via ho la casa splendente e appena il tempo di imbastire una pasta al pomodoro, con il meno sporchevole dei sistemi, al fine di mantenere il più a lungo possibile intatta l’opera pia di quel sant’uomo. 



Ingredienti:

Procedimento:
Sciacqua bene le acciughe per eliminare il sale in eccesso e lasciale scogliere a fuoco dolce in poco olio (puoi utilizzare anche quello di conservazione delle acciughe stesse). Aggiungi la cipolla tritata e falla stufare, finché non si sarà formato un fondo dorato.
Unisci la passata, il vino bianco e porta a ebollizione. Lascia cuocere coperto per una decina di minuti, quindi scopri, fai ritirare il sugo, finché non sarà cremoso, e usalo per condire la pasta, lessata secondo le istruzioni sulla confezione.

17 mar 2017

Gratin di Crauti e Salsicce con Mele e Senape alla Birra


Un paio di settimane fa, ho concluso in bellezza una settimana lavorativa semplicemente infernale con un weekend di febbre alta, presumo legata allo stress, con picchi tra i 39.4 e i 35.2. Nonostante il malessere, non nego che trascorrere qualche giorno a letto o, meglio, sul divano, non mi è dispiaciuto. Avevo tra le mani un paio di romanzi un po’ naïf ambientati in Provenza, una collezione di film ancora meno impegnativi i cui protagonisti si muovevano con scioltezza tra le cucine del Périgord e l’Eliseo, nelle borgate di una Roma tardoadolescenziale e negli appartamenti lugubri di lutto della Casa Bianca post-kennedyana, un rotolo di scottex, più economico dei kleenex, e dello Zerinol in caso la situazione precipitasse.
Ci si immagina che essere malati, quando si vive soli, sia un grosso problema e la prova di questa opinione diffusa mi si è presentata in casa intorno all’ora di cena, nelle sembianze dei miei genitori e del mio fidanzato, che, con grande sollecitudine, recavano brodo di pollo, aspirine, coperte extra, nachos (sì, nachos)… ho debolmente protestato che non avevo bisogno di niente, se non di silenzio, un privilegio al quale, dato il lavoro che faccio, ambisco anche in condizioni normali, e alla domanda “hai qualcosa da mangiare?”, ho estratto dal forno con fierezza una teglia di salsicce e crauti, coperta da uno spesso, burroso gratin.  


Ingredienti:

2-3 cucchiai di cucchiai di senape forte alla Birra Antoniana (distribuita da Casa della Birra)
Procedimento:
Mescola la farina e il sale e frullali a piccoli colpi di mixer con il burro freddo a tocchetti, fino ad ottenere delle briciole grossolane.
Riponi il composto in frigorifero, mentre prepari il ripieno: taglia le salsicce a tocchetti e rosolale in padella, senza aggiungere altri grassi, unisci le bacche di ginepro schiacciate, i crauti e insaporisci per 5 minuti. Fuori dal fuoco, aggiungi la mela dadolata.
Trasferisci le salsicce e i crauti in una pirofila da forno e punteggia la superficie con la senape.
Riporta a temperatura ambiente e ricopri con il composto di farina e burro.

Inforna a 180° per 35-40 minuti o finché le briciole non saranno dorate. 

15 mar 2017

Farfalle con Pesto di Foglie di Barbabietola Rossa, Mandorle e Formaggio di Malga



Qualche giorno fa sedevo in un caffè letterario e sfogliavo affascinata un libro di design svedese, in particolare dedicato all’arredo da esterno… tra filosofia hygge, fiere dedicate e cene a tema , il modello scandinavo, più o meno idealizzato, ultimamente impazza. E, certo, di fronte alle miserie italiane, cotanta perfezione, efficienza e moderazione non possono che incantare. Sono stata tra le prime, in tempi non sospetti, a innamorarmi dei setting di Leila Lindholm, dei film tratti dai romanzetti d’appendice di Inga Lindström e dell’arredamento Ikea, ad ambientare una parte dell’autobiografia che non scriverò mai in un fiordo norvegese e a mettere i mirtilli nelle polpette.
Forse perché ognuno di noi ha bisogno di costruirsi un piccolo paradiso personale, mentale o reale, ma sabato, mentre mi muovevo a ritmo un po’ rallentato da una brutta emicrania, nella mia cucina piccola piccola, guardando le rifiniture rischiarate dal sole tiepido che cadeva dal lucernario, ho pensato che in effetti un po’ di Scandinavia in casa mia sono riuscita a portarla e che, finché mi muovo tra quelle quattro mura che tanto mi rassicurano e mi proteggono, posso fingere di essere un po’ svedese anch’io e di non vivere in un paese sgangherato.


Anche ritrovarsi un mazzo di barbabietole rosse, di quelle vere, non precotte e imbustate sottovuoto, con tanto di gambi, foglie e scorza, proprio come se ne trovano nel Nord Europa, aiuta… per essere certa di sfruttarle al meglio, ne ho per prima cosa utilizzato le parti verdi, più delicate, per realizzare una ricetta tutta italiana, un pesto, nutriente e gradevole, che, per la presenza di piccoli frammenti di gambo, ha colorato di un allegro rosa le mie farfalle, dando vita a un piatto con cui spero, una volta per tutte, di dare il benvenuto alla primavera. 


Ingredienti:

Procedimento:
Sguscia le mandorle e tostale brevemente in una padella senza aggiunta di grassi.
Frullale con le foglie delle rape, il formaggio e l’olio sufficiente ad ottenere una crema. Aggiusta di sale e utilizza il pesto per condire la pasta, lessata e scolata al dente. 

13 mar 2017

Ancora di Ecosostenibilità



Come raccontavo qualche giorno fa, sto provando ad intraprendere la carriera di piccola coltivatrice diretta. Non per tutto è possibile, dispongo dello spazio strettamente necessario per un orto di guerra, per il resto cerco di rivolgermi alla natura e agli shop bio.
L’idea è quella di emanciparmi il più possibile dalle logiche di mercato e, soprattutto, da certi meccanismi poco chiari nei processi produttivi. Troppo spesso si leggono notizie sconcertanti sulle sostanze impiegate non solo come pesticidi, ma anche per incrementare la resa, per venire incontro ad esigenze sproporzionate, in termini di quantità e spesso anche di estetica. La cosa che mi rattrista di più, peraltro, sono le tante segnalazioni che riguardano le condizioni dei lavoratori e che, purtroppo, non arrivano più esclusivamente dai paesi considerati “in via di sviluppo” ma anche dall’Italia. Quando leggo queste cose mi arrabbio, forse perché io per prima mi sento incastrata e vittima di questo ingranaggio diabolico e spero vorrete perdonarmi se veicolo il mio pensiero tramite le pagine del blog, ma è l’unico strumento di cui dispongo. 


Per questo, quando Pieranna di Natuverabio mi ha contattata chiedendomi di parlare del suo progetto, ho accettato con entusiasmo di condividere con voi la sua lodevole iniziativa. Natuverabio è uno shop reale, ma anche on line, che propone un assortimento vastissimo di prodotti bio, che spazia dall'alimentare, fresco e confezionato, alla cosmesi, il tutto completato da una graziosa linea di accessori per la casa, sempre ispirati ad una filosofia di ecosostenibilità. Natuverabio sottopone i suoi prodotti ad un doppio controllo qualità, facendo seguire a quello previsto per legge, ulteriori verifiche a campione, i cui risultati sono resi pubblici tramite i canali social dell'azienda.


Come ho accennato, oltre ai brand più conosciuti di prodotti “organic”, sono disponibili frutta e verdura di ottima qualità, dall’aspetto sano, al punto che in quasi tutte le ricette che andrò a proporti nei prossimi post, le ho impiegate pressoché crude e in purezza, recuperando, ove possibile, anche tutti gli scarti, un’abitudine che ultimamente ho radicalizzato e che mi ha permesso di scoprire le possibilità pressoché infinite di ciò che normalmente gettiamo e risparmiare moltissimo.


Se siete curiosi di sapere che fine hanno fatto le barbabietole rosse più dolci, con i loro gambi croccanti e le loro foglie freschissime, i limoni più succosi, i kiwi più polposi, i broccoletti più croccanti e le mandorle più profumate, continua a seguirmi, ma se vuoi assaggiarli devi proprio farti un giro qui.


10 mar 2017

Strudel Salato di Cime di Rapa, Pomodorini Secchi e Olive Nere



I commenti con cui avete accolto il mio breve, quanto accorato, sfogo di mercoledì mi hanno restituito un po' di fiducia nella possibilità che, pur in una realtà individualista e vorace come quella odierna, esistano dei margini di confronto: per una volta questo blog è tornato ad essere quello che erano tutti i foodblog alle origini, un salotto in cui si scambiavano consigli, esperienze e sostegno.
Vi offro, per ringraziarvi, una ghiotta, filante fetta di strudel e un bicchiere di Inzolia Settesoli, brioso ed immediato, dal caratteristico profumo di frutta gialla croccante e fiori bianchi, con una nota citrica, che si conferma in bocca, regalando sensazioni di gradevole freschezza



Ingredienti:

Procedimento:
Stendi la sfoglia sulla carta forno e distribuisci sopra tutti gli ingredienti. Ripiega i margini su sé stessi, in modo da contenere la farcitura, quindi arrotola la pasta strettamente.

Riponi in frigo per almeno 30 minuti e inforna a 180° per un’altra mezz’ora o finché la superficie non sarà dorata.

8 mar 2017

Pain Sportif alla Frutta Secca e Semi con Miele di Arancio





Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, di gente che sa fare il pane,
… 
Più che l’anno della crescita, ci vorrebbe l’anno dell’attenzione.
… 
Oggi essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere,
significa rallentare più che accelerare”

No, non scriverò un post su quanto sono stressata e sotto pressione… scriverò un post su quanto disappunto genera la mia impassibilità alle richieste di adeguarmi a certi ritmi, obiettivi, esigenze.
Lenta per natura, non pigra, ma dilatata. Nei tempi, nei modi e nei risultati. Riflessiva, incapace di reggere i botta e risposta, i question time concitati, soppeso ogni parola che sento e quelle che ho da dire e finisco per memorizzarne solo una metà per la prima categoria e pronunciarne un terzo per la seconda.
Affascinata dalla sintesi e dall’essenziale, credo che l’unico lavoro impiegatizio che veramente mi si sarebbe adattato sarebbe stato l’addetta al controllo delle giacenze… “Sapere cos'hai, sapere cosa ti serve, sapere di cosa puoi fare a meno” (cit. Revolutionary Road)
Ma non sarei stata felice lo stesso, perché sono del tutto priva di mentalità corporate, manco di senso di appartenenza e competitività, non comprendo quali carenze profonde si nascondano dietro alla compulsione all'accumulo e l’insoddisfazione di maniera con cui si cerca di stimolare a fare ed ottenere sempre di più anche se ciò che è fatto è sufficiente a vivere con agio.
Misuro la qualità della vita in ore libere e la qualità delle persone in congiuntivi azzeccati e non in zeri sul conto in banca o in pollici di un monitor.
E non c’è mai stato periodo, nella mia vita, in cui mi sia sentita sola come adesso


Ingredienti:

Procedimento:
Inserisci gli ingredienti nel cestello della macchina del pane, nell’ordine indicato dal produttore, e avvia il programma per pane integrale.
Al segnale per l’aggiunta degli ingredienti unisci:

Al termine dell’ultima lievitazione, spennella la superficie della pagnotta con un po’ d’acqua e cospargila con:

6 mar 2017

Gratin di Penne di Farina di Piselli al The Affumicato e Lardo d'Arnad



Parlavo qualche giorno fa del fascino che esercita su di me il panorama che si gode da casa mia… sicuramente in alcune foto avrai notato lo sfondo punteggiato di verde e oro, negli scatti di primo mattino, quando il sole filtra tra le foglie degli alberi.
Gli stessi alberi che nelle giornate ventose fanno la ola con i rami o che si acquattano sotto il temporale, quando la pioggia li appesantisce, dando loro una cera depressa. Proprio così li vedevo in questo weekend bagnato, che ho dedicato al riposo e a ripiegarmi, anch’io, un po’ su me stessa, setacciando, alla ricerca di quelle risorse vitali che ultimamente ho perso di vista.
In stato semi meditativo mi sono accostata alla preparazione di una teglia di pasta al forno dai toni primaverili, in una sorta di tacito richiamo verso un tempo più clemente. Non tenevo particolarmente ad uscire, mi sento troppo stanca e sfiduciata per attraversare quel corridoio stretto che collega il mio angolino di privacy alle brutture della strada e del mondo esterno, come il cunicolo che, dal fondo del crepaccio in cui Alice precipita, porta al giardino della Regina Rossa nel Paese delle Meraviglie, ma in direzione opposta,  Ma avrei voluto che, come me, la natura che riuscivo a scorgere dal mio buen retiro si cristallizzasse, ciò che accade in quei rari momenti in cui il cielo è plumbeo, ma l’aria è ferma e tutto appare sospeso.

In accordo con la mia svogliatezza e una certa fretta di adempiere il più rapidamente possibile all’incombenza di nutrirmi, ho sperimentato un metodo che potrebbe apparire degno dei peggiori tutorial statunitensi, cuocendo le mie penne direttamente in forno, in un sugo piuttosto fluido e delicato, a base di the nero. In realtà, posso dichiararmi soddisfatta della riuscita, sebbene i miei gusti in fatto di pasta siano piuttosto singolari ed esterofili e mi portino ad apprezzarla quando è piuttosto morbida.


A darmi un po’ di tono ci ha pensato il vino, un unico calice, perché da sola preferisco contenermi e puntare sulla qualità (essendo io anche l’unica persona che conosco che ci capisce qualcosa), un buon Pinot Bianco, il Verus Ritterhof, da vitigni coltivati ad altitudine medio elevata, in due bellissime vallate dell’Alto Adige, su terreni misti, da cui si ottengono, quindi, uve con caratteristiche diverse, che sta alla capacità dell’enologo armonizzare.
Il Pinot Bianco, vigoroso per natura, trova nei climi freddi la sua espressione più felice, perché le temperature contenute ne limitano l’esuberanza, migliorandone la qualità. Il colore è di un giallo freddo, tendente al verde, che già rivela molto sull’esperienza olfattiva e gustativa che ne seguirà: note citriche e di mela verde (simili a quelle dello Chardonnay, con il quale, infatti, è stato a lungo confuso) si accompagnano a piccoli fiori bianchi e delicate erbe officinali sul finale. La frutta secca, normalmente caratteristica olfattiva di questo vitigno, si avverte, invece, maggiormente in bocca: la vinificazione in acciaio, infatti, esalta la tipica freschezza e i toni aciduli, ma anche un certo retrogusto ammandorlato.
Sebbene sia consigliato per gli aperitivi, non credo di fare sgarbo nell’accompagnarlo ai primi piatti prevalentemente vegetali, soprattutto se tendenti alla dolcezza.

Ingredienti:
  • un filo d’olio di semi di girasole
  • 250 gr di penne di farina di piselli (Coop Campo)
  • 500 ml di latte
  • due cucchiaini di the affumicato Lapsang Souchong (L’Essenza del The)
  • 50 gr di lardo d’Arnad
  • un cucchiaio di farina
  • 100 gr di fontal grattugiato

Procedimento:
Sporca leggermente d’olio una pirofila da forno e disponi all’interno le penne.
Scalda la metà del latte e, appena sfiorerà l’ebollizione, spegni il gas e metti il the in infusione per 10 minuti.
Nel frattempo dadola il lardo e lascialo dorare in una padella senza aggiunta di grassi. Scolalo con una ramina e mescolalo alla pasta.
Riscalda il grasso rilasciato e aggiungi la farina, mescolandola rapidamente, fino a formare un impasto consistente. Versa la metà del latte non aromatizzata con il the e porta a ebollizione. Spegni immediatamente la fiamma e incorpora il formaggio, quindi unisci il resto del latte e copri con questa crema la pasta.
Inforna immediatamente a 180° per circa 30 minuti. 

3 mar 2017

Cavolfiori Affogati all'Agro con Olive, Acciughe e Cipolline Borrettane



Ricordo come se fosse ieri la mia prima seduta di analisi… un’esperienza ancora in corso che ha messo in moto tutta una serie di cambiamenti, i quali mi fanno sentire lontanissima da quel grumo di stereotipi e inconsapevolezza in cui mi ero, da molti anni, bloccata.
Ricordo come se fosse ieri che alla richiesta di identificare una situazione in cui mi sarei sentita a mio agio risposi che sarei voluta andare a vivere sola con il mio gatto in un loft soppalcato. Un anno dopo il mio desiderio si avverava, con qualche bonus in termini di stanze (che sono due e mezzo), caminetti e spazi esterni. Non sono riuscita ad avere un vero e proprio giardino, ma posso contare su una resede (una sorta di corte interna, insomma), un tetto terrazzato e una bella vista su orti e campi attorno: la finestra del salotto è incorniciata dalle fronde di un grande lauro e da quella di camera vedo i graziosi giardini dei vicini.


Io sulla parte esterna devo ancora lavorare: per il lastrico solare ci vorrà tempo, perché il mio progetto è un po’ costoso da realizzare, ma sulla corte spero di riuscire a intervenire nel primo weekend di sole (non questo, quindi). Al momento, infatti, la mia appendice nel mondo ospita tre vasche in cui originariamente avevo piantato dell’alloro, reso poi scheletrico dalle frequenti visite dei felini dei dintorni, che lo avevano eletto a toilette, e in cui ora crescono, quindi, una serie di erbacce disordinate; un’enorme cassone per la legna da ardere; un armadietto per le scope; altre scope e spazzoloni accanto al bozzino; la lavatrice e un tavolo di plastica con due sedie, completamente corrosi dalle intemperie. Per un breve periodo avevo anche dei vasetti di erbe profumate, ma l’esposizione non è corretta e sono morte molto presto.
La verità è che non ho il pollice verde e non possiedo la costanza di occuparmi di qualcosa che non abbia quattro zampe, ma adesso sarò costretta almeno a provarci: per il mio compleanno, due mie amiche mi hanno regalato un bel libro e una collezione di sementa atte alla coltivazione in vaso.


L’idea di fare la spesa nei campi mi ha sempre affascinato, sicuramente ricorderai la mia passione per la raccolta di erbe selvatiche e frutta, un passatempo rilassante e produttivo con cui punteggio le mie passeggiate primaverili ed estive. Non ho mai provato, invece, se si escludono fugaci esperienze con il basilico e la salvia, la gioia di affacciarmi in un *mio* spazio e riportare in casa gli ortaggi maturi. Ovviamente già mi immagino attraversare la resede (5 mt di lunghezza) riparata da un grande cappello a falde, con un vestito svolazzante e un cestino di paglia sottobraccio, per controllare lo stato di avanzamento delle mie creature e organizzare la cena di conseguenza. Senza contare quanta verzura avrei a disposizione per i miei setting della bella stagione e per i centrotavola. Insomma, dopo un primo momento di sconcerto, la faccenda mi sta coinvolgendo.
In attesa che le mie zucchine germoglino (immagino che prima dovrei seminarle), continuo a cucinare cavoli.






Ingredienti:



Procedimento:
Monda il cavolfiore, eliminando il torsolo e la parte più dura dei gambi (che puoi dadolare e utilizzare per il minestrone.
Sul fondo di una casseruola spaziosa forma un primo strato di cimette, colaci sopra circa 1 cucchiaio di pasta d’acciughe disponi sopra una parte delle cipolline, ridotte in quarti, e delle olive, denocciolate. Copri con altro cavolfiore e prosegui in quest’ordine fino ad esaurimento degli ingredienti. Versa il vino e aceto a coprire fino a metà altezza (se utilizzi le borrettane che ti ho consigliato, puoi tranquillamente utilizzare l’aceto balsamico di conservazione, perché è di buona qualità).
Cuoci coperto per circa 40 minuti ed eventualmente un’ulteriore decina di minuti senza coperchio, per far addensare il fondo. Fuori dal fuoco, aggiungi il tonno.

E’buono sia caldo che tiepido. 

1 mar 2017

An Impossible Cake for an Impossible Birthday



Essere nata il 29 febbraio mi ha sempre causato problemi, fin da bambina… i compagni dell’asilo mi prendevano in giro perché avevo un compleanno “che non esiste” (a quell’età i compleanni erano attesi con fervore e, forse, proprio una data di nascita così strana mi ha insegnato la pazienza, in fondo rispetto agli altri dovevo attendere quattro volte tanto)… per non parlare della domanda più originale a cui tutt’ora devo rispondere “quando festeggi?”
A tutt’oggi, il mio fidanzato e la mia migliore amica non hanno capito e mi fanno gli auguri il 1° marzo, per una questione scaramantica, mentre io, che marzo l’ho a noia, vorrei tenermi almeno il mese giusto, febbraio, ma forse alla mia età non è più così importante.


E di qui, dal compleanno impossibile, non poteva che scaturire la torta impossibile, the impossible cake di Donna Hay, replicata in varie versioni su innumerevoli blog e da me trasformata in dessert gluten free per adattarmi alle esigenze di alcune mie ospiti tra le donne meravigliose che hanno voluto tenermi compagnia ieri sera, in una serata in rosa, che ci siamo reciprocamente dedicate, per coccolarci un po’ a vicenda con vino e pettegolezzi e per non dimenticare mai che la sorellanza resiste ai fidanzamenti, alle separazioni, alle delusioni lavorative e ai problemi economici… e che su gatti e amiche si può sempre contare.



Ingredienti:
Procedimento
Fondi il burro, fallo intiepidire e mescola tutti gli ingredienti, tranne la granella di nocciole, in un mixer.
Trasferisci il composto in una tortiera a cerchio apribile di 20 cm di diametro imburrata e infarinata e inforna a 160° per 35-40 minuti (la ricetta originale prevede la funzione ventilata, ma io non mi fidavo).

Lascia raffreddare completamente prima di sformare, capovolgendola su un piatto, e servi cosparsa di granella di nocciole.