Ti accennavo giorni fa che
ultimamente la mia vita ha assunto dei ritmi incontrollabili. Non so nemmeno io
come sia successo, fatto sta, che, improvvisamente mi ritrovo subissata di impegni
e inviti che hanno ridotto all’osso le mie ore di sonno. Del resto, fin da
quando ero molto giovane, è sempre stato così, ho sempre seguito un andamento
un po’ bipolare, tra periodi di quiescenza a cui seguivano mesi di frenesia.
Molti apprezzano le mezze misure,
io no, quindi sono ben lieta di questi eccessi da un verso e dall’altro.
Così, non potevo farmi mancare la
puntata primaverile della “saga” “God Save the Wine”, curato, come al solito,
da Andrea Gori, “sommelier, oste, poeta”, celebre nello scenario
enogastronomico fiorentino per organizzare eventi in cui vino e cibo si
incontrano in scenari insoliti.
In questo caso, il tema era “Vino, Freschezza & Mozzarella!!"
e non poteva che svolgersi all’Obika, raffinato Mozzarella Bar specializzato in
aperitivi e menu in cui questa eccellenza casearia italiana la fa da padrona in
tutte le sue declinazioni, in purezza o in abbinamenti, che vanno dal classico
all’insolito.
I produttori vinicoli presenti
erano moltissimi e credo che, per tutti, scegliere tra le loro etichette quelle
che meglio potessero valorizzare la mozzarella non sia stato un compito facile:
forse ti ho già raccontato che il tradizionale accostamento con il Greco di Tufo
o il Fiano di Avellino, basato, come da copione, sul terroir, non è più
considerato quello ideale, i vini del nord, in particolare il friulano, con la
loro fresca mineralità, hanno soppiantato quelli meridionali (con grande sdegno
dei viticultori campani, naturalmente!).
In ogni caso, il delicato
equilibrio tra grassezza e acidità della mozzarella viene sicuramente
valorizzato da vini bianchi profumati e agili, o rosé iodati, mentre la
versione affumicata chiede un tannino morbido e fruttato.
Particolare l’accostamento con lo
champagne, a mio parere non proprio perfetto, ma una bollicina garbatamente
invecchiata si fa perdonare tutto.
Ritterhof
non si lascia trovare impreparata e propone la grazia del Lenz,
classico vino da aperitivo, carico di profumi primaverili, che rimandano al
nome (Lenz in tedesco è la primavera) e al packaging giovanilistico, e gli
aromi seducenti di rosa e spezie amare del Gewurtztraminer base,
entrambi da non perdere con la mozzarella più fresca e scioglievole; mentre per
sostenere l’affumicatura si affida alla rotondità fruttata del Lago
di Caldaro Classico, una Schiava ben diversa da quella che siamo abituati a
bere nei rifugi, nata da vitigni molto vecchi, radicati nell’unico territorio
che può fregiarsi di questa denominazione, quello adiacente al Lago di Caldaro,
che regala a questo classico della
tradizione altoatesina un’eleganza morbida e inaspettata.
Come sempre, torno a casa stralunata,
ma felice di non aver perso l’occasione di trascorrere una serata nel mondo magico e un po’ ovattato del vino, un
mondo che sento sempre più mio.
3 commenti:
che bello Sere...io son troppo vecchia, mi sa...sto diventando una pantofolara da paura!
baci
andrea sarebbe felicissimo di essere a questo evento...io farei da tappezzeria...ahah
Bello fare le cose che poi lasciano appagamento ed una stanchezza che si mescola all'appagamento...Sai ieri il mio compagno è rientrato dalla manifestazione del vino di Dussendorf (prowein o prowine ??) ed a parte il vino ed il liquore killepitsch che ha portato mi affascinavano le storie delle persone che ha conosciuto e la passione che ci mettono nella produzione di vino di qualità ...settimana prossima mi porterà' a Benevento da una enologa e spero di riuscire a raccontare presto questa storia ....;-)
Posta un commento