Della penultima tappa del weekend
trascorso in Alto Adige, purtroppo non ho foto… avevo la macchina scarica e mi
sono rimasti solo pochi scatti sfocati realizzati con lo smartphone.
Forse è giusto così.
Perché la cena al maso Wieserhof della
famiglia Huber, sebbene svoltasi in un ambiente grazioso e benché costituita da
una successione infinita di portate dall’aspetto invitante, credo portasse, in
realtà, un messaggio di “sostanza” e non solo intesa come apporto calorico
(indubbio) del menu.
La piccola sala adibita a ristorante
è arredata in modo semplice ma curato e accoglie una stube che trasmette un
forte senso di intimità e calore. Lo stesso che emanano le parole di Dora, la
proprietaria, una donna energica, risoluta, che combatte e vince senza rendersene
conto, perché la sua concretezza le permette di leggere la realtà quotidiana
per quello che è, anziché di interpretarla come una sfida. Cose da fare, non nemici
su cui trionfare.
Ma questa non è la sede per
esternare certe riflessioni, né, credo, ve ne sia motivo: come dicevo giorni
fa, in questo momento non vorrei disperdere le informazioni importanti che mi
stanno arrivando, parlandone troppo.
Del resto, immagino tu sia più
interessata a sapere del cestino del pane, generoso di piccole, deliziose forme
brunite e profumate di kummel che accompagnano i formaggi prodotti nel piccolo
stabilimento sottostante il maso. O della minestra d’orzo, punteggiata di coriandoli
di rosa di speck e verdi di erbe fresche. O dei canederli casalinghi.
Ma, soprattutto credo che quello
che mi rimarrà nel cuore di questa serata sarà il passaggio dal caseificio,
dove Dora prepara per noi sul momento dei panetti di burro dall’aroma intenso
di malga, di quel burro che ti mangeresti a morsi, da quanto è ricco di sapore,
che quasi sembra formaggio molle.
Forse, l’unico interrogativo che
ha veramente senso porsi, dopo una serata così radicata nella vita vera, è “ma
questo burro, di preciso, a Firenze come lo portiamo?”
3 commenti:
Amo e frequento abitualmente l'Alto Adige, conosco le calde atmosfere e i meravigliosi prodotti delle malghe :)
Anche senza foto sei riuscita a rendere perfettamente l'idea dei meravigliosi momenti che hai passato in quei posti!!!
Che voglia di tornarci...
Bacioni, buon pomeriggio...
Ciao Serena,
devo dire che senza foto questo post è anche più interessante... Le parole, lasciate un po' da sole, sono ancora più dense e pregne di vita... E poi a dirla tutta, la tua riflessione sulla capacità di tenuta di fronte alla concretezza delle cose, del lavoro vissuto per quello che è, senza la percezione di una sfida continua beh mi interesserebbe anche più del cesto di pane...
Scrivi bene, davvero.
Un saluto,
Maria
Serata degna per finire un percorso cosi'...ed il burro? te lo sei portato a casa?
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