E va bene, gli ossari non sono
bellissimi da vedersi. I veg si raccapricceranno e, tutto sommato, anch’io. Ma
come facevo a sapere che quegli stinchi sarebbero venuti così buoni che non
potevo non pubblicarli? I tempi sono un po’ lunghi, per rendere la carne
tenerissima all’interno e croccante all’esterno. Non avevo mai provato a
cuocerli in cartoccio e credo che d’ora in poi farò sempre così.
Eravamo reduci da una giornata
sulla neve, neve fortissimamente voluta e cercata, prima in Mugello, poi, non
trovandola, dirigendoci verso la Futa, infine scollinando sul versante
emiliano. E’stato straordinario come, semplicemente svettando e percorrendo il
primo tornante in discesa, il panorama sia cambiato. Quei patetici sbuffi
bianchi a bordo strada si sono trasformati in una distesa muta che copriva,
pietosa come solo la neve sa essere, gli alberi, i campi e i tetti delle case, raccolte
in gruppi sparsi qua e là che formano le frazioni attorno a Castiglion de’Pepoli.
Un fil di fumo dai caminetti,
tanti ricordi viscosi di un giorno d’estate lontano sei mesi e mille anni, ombre
lunghe, pesi nel petto. I filari di lapidi del Cimitero Militare Germanico, incise
di date troppo vicine, 1926-1944, 1921-1944, la seconda sempre uguale, le ruote
della macchina che slittano sul ghiaccio, ma sì, basta, facciamo pace col
cuore, col passato, torniamo indietro, accendiamo il forno, basso, per tanto
tempo, che culli piano gli aghi di rosmarino e le foglie di alloro e profumi la
casa di bosco addormentato.
Ingredienti:
- 4 stinchi di maiale
- pesteda (VIS)
- una presa di bacche di ginepro
- 3-4 foglie di alloro grandi
- 3-4 rametti di rosmarino
Procedimento:
Cospargi gli stinchi con la
pesteda e massaggiali a lungo per farla penetrare a fondo.
Disponi sulla base di una
pirofila di acciaio (se vuoi che gli stinchi riescano croccanti è molto
importante utilizzare un materiale riflettente) il ginepro, l’alloro e il
rosmarino, adagia sopra gli stinchi e avvolgi con un doppio foglio di
alluminio. Inforna a 200° per un’ora, quindi elimina l’alluminio e cuoci ancora
45’, girando gli stinchi dopo una ventina di minuti, per farli rosolare da
entrambi i lati.
Durante la cottura hai tutto il
tempo di impigrirti sul divano con uno di quei vini che richiedono attenzione.
Amo molto lo stile della Costa Toscana, sia quello che si ispira con rigore al
taglio bordolese, sia quello che utilizza il Sangiovese come propulsore di
piccole percentuali francofile, sia, soprattutto, quello dell’area meridionale,
in Maremma, che valorizza vitigni internazionali “minori”, come il Petit
Verdot, per il quale ho una particolare predilezione.
Nel Marruchettone
di Varramista questa piccola, scostante,
capricciosa varietà dai tannini affilati e suadenti come le smancerie di un
gatto si stemperano nella rotondità ruffiana e fruttata del grenache, per un
risultato equilibrato, dal profumo intenso senza essere stucchevole e dal gusto
altrettanto armonioso, con un fin di bocca prolungato e gradevole.
7 commenti:
Hai ragione, la neve è pietosa, cancella e permette di ripartire di nuovo...
Claudette
Sono certa che gli stinchi meritassero ogni attenzione...per la neve credo sia piu' bella vista dopo che si sia posata o scendere dietro un vetro...ma lunedi' guidando in una tormenta mi ha resa inquieta....baci Sere!!!!
stinchi forever!!
stinchi forever!!
secondo me lo stinco di maiale è una delle carni più squisite esistenti...noi lo adoriamo, tout simplement!
baci cara
Direi una ricetta perfetta, soprattutto con questo clima!
Un super abbraccio ;-)
Congratulazioni a tutti coloro che guardano per il successo di questo bellissimo blog !!
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