Era moltissimo tempo che non preparavo il filetto di maiale
e, a parte un’occasione in cui l’ho fatto alla Wellington, l’ho sempre cucinato
nello stesso modo: rosolatura dell’esterno e breve passaggio in forno, per un
risultato tenero, ma comunque compatto.
La cottura lenta, paziente, meditabonda, sfalda la carne
rendendola quasi scioglievole e la intride degli aromi suadenti della senape,
dell’aceto balsamico e del miele, che piano piano si addensano e danno vita a
un fondo di caramello bruno.
Il vino per il filetto in agrodolce è senza la minima ombra di dubbio un Ripasso della Valpolicella, ne
sono assolutamente certa perché in passato un’azienda vinicola mi chiese di
realizzare una ricetta a cui il loro sommelier avrebbe abbinato un loro vino e
me ne avrebbe omaggiato ed io scelsi appositamente il maiale in agrodolce
perché volevo che mi regalassero il Ripasso. Forse sto scambiando la causa con
l’effetto, ma l’importante è il risultato.
In questo caso ho servito il mio filetto con un Regolo
Sartori. In questo caso le uve che tipicamente
compongono l’uvaggio base del Ripasso provengono dall’area collinare, più
settentrionale, e la sosta sulle vinacce dell’Amarone, dopo la prima
fermentazione, permette una migliore estrazione dei tannini e, soprattutto
degli intensi aromi di marasca e frutti rossi, cui, il passaggio in legno aggiunge
un fondo di spezie dolci e tabacco. In bocca, la sua caratteristica principale
è la risolutezza, si tratta di un vino decisamente fresco e asciutto, con un
tannino percettibile, ma non invadente, bilanciato dalla rotondità e quindi,
nel complesso, molto armonico. L’abbinamento con l’arrosto è da manuale, ma la
resa migliore, a mio giudizio, è quella con i formaggi stagionati e, perché no,
erborinati.
Ingredienti:
- due filetti di maiale
- pesteda (VIS) qb
- olio extravergine d’oliva
- un pezzetto di burro
- 100 ml di distillato di mele (Caldiff Roner)
- 2 cucchiai di aceto balsamico di Modena (Toschi)
- 2 cucchiai di senape forte alla Birra Antoniana (distribuita da Casa della Birra)
- miele di millefiori (VIS) qb
- 3-4 chiodi di garofano
- un pizzico di fiori di cannella
Procedimento:
Massaggia i filetti con abbondante pesteda, in modo da farla
penetrare e assorbire bene dalla carne.
Scalda abbondante olio e burro in una casseruola e fai
rosolare i filetti da tutti i lati, per sigillare bene la carne e impedire la
fuoriuscita dei succhi in cottura.
Lascia raffreddare, mentre prepari la salsa: mescola l’aceto
balsamico, la senape e il miele sufficiente ad ottenere un composto appiccicoso.
Profumalo con i chiodi di garofano e i fiori di cannella pestati e spalma il
composto su tutta la superficie dei filetti.
Sistemali in una terrina di ceramica e cospargi con i
mirtilli. Copri (se la terrina non è dotata dell’apposito coperchio avvolgila
in due fogli di alluminio) e inforna a 100° per due ore. Alza la temperatura a
200° e cuoci ancora 15 minuti, per far caramellare la salsa. Fai riposare
coperto per 10 minuti prima di affettare e servire, per favorire la
redistribuzione dei sughi all’interno della carne.
3 commenti:
Deve essere tenerissima questa carne, davvero ottima!!!
Inizialmente non ensavo che il sugo bruno si formasse in cottura. Ho sempre pensato che sia più difficile cuocere la carne che il pesce e quando vedo queste ricette mi dico che saperlo fare è davvero un mondo da scoprire!!!Bravissima;-)
Decididamente este blog torna-se uma leitura diária. Muito bom artigo novamente.
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