22 lug 2011

Fregola Grossa ai due Pomodori con Olive Nere e Cipolline di Tropea

Fregola Grossa ai due Pomodori con Olive Nere e Cipolline di Tropea

Terrina: Colì
Tovaglietta Americana: Creativitavola

Se volete riprodurre questa ricetta dovete promettermi una cosa: dovete dimenticare azioni tipiche dei procedimenti culinari, quali "affettare finemente", "dadolare", "ridurre a cubotti". Questa insalata va preparata in perfetto stile Jamie Oliver, sporcandosi le mani con tutti gli ingredienti, per schiacciarli, sfogliarli, stracciarli. Voglio vedere schizzi di sugo sul piano di lavoro, veli di cipolla e briciole di formaggio dappertutto e, soprattutto, voglio un risultato incasinato. La mia mamma fa delle insalate di pasta da mettersi le mani nei capelli. Poprio nel senso che dopo averle preparate può tranquillamente passarsi le mani tra i capelli, con la certezza che non li ungerà: prende gli ingredienti con la forchetta, li depone sul tagliere e li taglia a dadini piccoli piccoli e fettine precise, sempre fermandoli con la forchetta, senza toccarli, santo cielo, sembrano quadri pointillisti. Prima facevo anch'io come lei. E'stato leggendo Jamie che ho scoperto questa tecnica caotica di spremere, sfarinare, rompere col pugno. Non è solo che il risultato è mille volte migliore, è che cucinare così è liberatorio. Ci si sporcano le mani e le braccia fino al gomito, ma ci si sfoga, giuro. Con un po' di attenzione, per esempio lavorando nelle buche del lavello (se avete la fortuna di averle abbastanza grandi e profonde), le piastrelle delle pareti e del pavimento si salvano. E dopo ci si sente meglio.
Da preparare rigorosamente dopo un litigio con il principale o con la vicina rompiscatole.
Ingredienti:
Procedimento:
Qui viene il bello. Vi concedo l'uso del coltello solo per dividere i pomodori e le cipolline in quarti, quello della forchetta per prelevare i pomodori semisecchi dal vasetto e quello del cucchiaio per i capperi.
Lessate la fregola per il tempo previsto sulla confezione, scolandola al dente. Fatela raffreddare sotto un getto d'acqua o come vi pare. Ci sono varie scuole di pensiero, c'è chi dice di stendere la pasta o il riso sopra un telo e portarle a temperatura ambiente in maniera nel naturale rispetto dei tempi, io suppongo che, se uscite da una discussione con il vostro capo, sia un giorno feriale e sia quasi ora di cena.
Nel frattempo, tagliate i pomodori in quattro spicchi, quindi rompeteli con le mani e buttateli nella zuppiera. Rompete anche la caciotta in pezzi irregolari. Stracciate i pomodori semisecchi e le olive (denocciolate) a filetti. Tagliate le cipolline in quarti e sfogliatele. Mettete tutto insieme, aggiungete i capperi e la fregola, condite con il sale e la misticanza. Mescolate bene e lasciate riposare un po', perché la fregola si "gonfi" nel succo rilasciato dai pomodori.
Non serve aggiungere olio, quello dei pomodori semisecchi dovrebbe essere sufficiente, ma, eventualmente, assaggiate.

A questo punto, vi permetto di lavarvi le mani, magari con una Saponetta Cancella Odori, come quella della linea "I Genietti", distribuita da Ipac, per rimediare agli effetti collaterali dello scempio.

E dopo questo inno alla gioiosa confusione della preparazione di un variopinto piatto estivo, più appropriato che mai è il mio augurio di buone vacanze a tutti voi: questo è il mio ultimo post prima della mia usuale chiusura per ferie, a cui quest'anno do, con mio sommo piacere, inizio prima del solito. E'stato un inverno intenso, ricco di emozioni e preoccupazioni, a cui, comunque, nel bene e nel male, non vedevo l'ora di porre fine, per ritrovare un po' di tranquillità, che spero le vacanze mi porteranno.
Proprio per questo, non sarò con voi per festeggiare il mio blogcompleanno, ma vi lascio comunque con un affettuoso ringraziamento per il sostegno che mi avete dato in questi tre anni di blog e la promessa di ritrovarci qui, tra un mese, con tante cose da raccontarvi, tante foto da mostrarvi, tanti progetti a cui lavorare.

21 lug 2011

Cupolette di Pasta con Pesto Orientale e Cuore di Maionese

 

Ho fatto caso a una cosa... che nei miei post estivi non ho mai inserito la maionese. Nemmeno in quelli invernali, per la verità. E tutto questo perché la maionese è un ingrediente generalmente sdegnato dai foodblogger.

Confessione: io la adoro. La mangio a cucchiaiate. Peggio. La mangio tirandola su dal barattolo con un pezzetto di Emmenthal.

E ne rovescio mediamente un barattolo in un riso freddo per 4 persone. Mia suocera fa l'insalata di pasta e persino quella di pollo senza maionese. Non capisco come si faccia a cucinare certe cose senza maionese, ma posso affermare con ragionevole sicurezza che mangiarle sembra una punizione.

Però la maionese non è soltanto un condimento (anche se personalmente mi sono guadagnata una certa fama presso i vari Irish Pub fiorentini, per le numerose bustine che chiedo di portarmi insieme alle patatine) ma anche un ingrediente vero e proprio, che si può sostituire agli emulsionanti tradizionali, come l'olio e le uova, persino nei dolci: famosissimi i biscotti con la maionese, ma anche le vellutate, dove può essere inserita con successo al posto della panna, o per le verdure ripiene, per emulsionare gli ingredienti della farcitura.

Qui troverete tante idee insolite per cucinare con la maionese e gli altri prodotti calvé, per quanto mi riguarda vi propongo una ricetta in cui ne ho fatto un uso forse non proprio inusuale, ma molto gradita a tutti, in cui l'ho utilizzata come emulsionante per un pesto di anacardi, insaporito con un po' di Senape calvé, in sostituzione dell'olio, e come farcitura, per regalare alle mie cupolette un cuore cremoso e speziato.

Ingredienti:


  • 320 gr di pasta corta (io ho utilizzato le penne, perché sono in fase di smaltimento delle confezioni aperte, prima delle vacanze, ma, se potete, usate un formato più piccolino, tipo pipette, perché sarà più semplice dargli la forma di cupoletta con il coppapasta)

  • 1 manciata di salvia ananas

  • 100 gr di anacardi

  • 1 cucchiaino di Senape calvé

  • 1 cucchiaino di curry+quello per decorare

  • maionese calvé qb

  • sale

Procedimento:

Scaldate una pentola d'acqua, con la salvia ananas. A ebollizione raggiunta, cuocete la pasta come indicato sulla confezione. Nel frattempo, frullate gli anacardi con la senape, quindi aggiungete la maionese necessaria a rendere fluido il composto. Aggiustate di sale, se necessario.

Mescolate 4 cucchiai di maionese con il curry.

 

Scolate la pasta e fatela raffreddare sotto un getto d'acqua ed eliminate la salvia ananas. Condite la pasta con il pesto di anacardi, quindi, aiutandovi con un coppapasta, distribuitela nei piatti, fino ad arrivare a 1/3 dell'altezza del coppapasta stesso, versate al centro la maionese al curry e coprite con il resto della pasta, per formare delle torrette. Pressate bene, quindi eliminate il coppapasta. Distribuite le penne (o pipette o fusilli, insomma, quello che avete usato) eventualmente avanzate attorno alla base delle torrette e spolverate con altro curry.

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20 lug 2011

Tre Idee Fresche a Basso (Bassissimo) Impatto

Gelato di Albicocche alla Lavanda

Per amore dell'ambiente e anche della nostra salute mentale (con questo caldo!), nonché del nostro portafogli, oggi vi propongo qualche spunto per rinfrescarvi con pochi mezzi e poca spesa...
Ricordate questo?
L'anno scorso vi suggerii un metodo perfetto per realizzare il gelato senza gelatiera, né mixer e senza impazzire dietro a creme, uova che si stracciano e addensanti.
Bastano dei vasetti di marmellata, una base grassa e qualche aroma, se vi piace, una mescolata... ed ecco qua! Facilissimo, anche da realizzare in una casa di vacanza, dove magari non avete l'attrezzatura. Il risultato è sorprendentemente goloso e la consistenza, grazie all'alta concentrazione di zucchero e ai gelificanti (anche naturali) della marmellata, rimane perfetta anche dopo una lunga permanenza in freezer.
Quest'anno ci ho voluto riprovare, utilizzando, invece della ricotta, la Hulalà, comodissima, perché già zuccherata al punto giusto e perché, essendo vegetale, non teme maltrattamenti come la bollitura o il congelamento, oltre a poter essere tranquillamente mescolata con altri ingredienti, senza perdere in consistenza.
Per la marmellata ho scelto le albicocche, che ho profumato con la lavanda, un classico, lanciato da Christine Ferber, la Fée des Confitures, che un paio d'anni fa impazzava nei blog e che ora pare dimenticato. Ma per me rimane insuperabile, per il sapore vellutato, che sa di colline alsaziane e campi provenzali.
L'equilbrio di sapori raggiunto è piuttosto delicato, in effetti ho dovuto ripetere questa ricetta varie volte per trovare le giuste proporzioni, quindi vi suggerisco caldamente di rispettarle, per evitare il troppo dolce, il troppo profumato, l'effetto saponetta o il blocco di ghiaccio.

Gelato di Albicocche alla Lavanda
Ingredienti:
Procedimento:
Portate la Hulalà a ebollizione, spegnete subito il gas e infondetevi la lavanda per 15 minuti, coprendo la casseruola.
Filtrate attraverso un colino e pressate bene i fiori, per estrarne tutti gli oli essenziali, facendo cadere il liquido in un contenitore adatto al freezer. Mescolatevi la marmellata di albicocche, amalgamando bene e riponete nel congelatore.
Dieci minuti prima di servire, estraete il recipiente e fate ammorbidire un po' il composto.

Gelato di Limoni, Cardamomo e Rosa

Con la stessa ricetta base, potete preparare un gelato dal gusto più decisamente moresco, una delizia ispiratami dal Festival del Gelato, tenutosi a Firenze a fine maggio: uno dei gelati in gara era denominato "iraniano" e consistenva in una crema alla rosa, profumata al cardamomo... purtroppo non è stato questo gusto a vincere, ma nel mio cuore sì. Volendo rivisitare questo connubio felice, ho pensato di usare una marmellata di limoni di Sicilia, una terra, per certi versi, legata alla cultura araba.
E'sufficiente sostituire la lavanda con 4 bacche di cardamomo I Gusti Vegetali: dovete aprirle e pestarne i semini, quindi infondere questi e l'esterno della bacca nella Hulalà riscaldata come sopra, per 15 minuti. Filtrate come già spiegato e mescolate con un vasetto di Marmellata di Limoni Murgo, distribuita da Siculi Divini. Appena raffreddato il recipiente, aggiungete un cucchiaino di Aroma Rosa Flavourart, mettetelo in freezer e dopo qualche ora sarà pronto.
(Scusate se non ho immortalato debitamente il prodotto finito, ma l'ho portato a un pranzo con amici, direttamente nel recipiente da freezer, in cui l'avevo fatto gelare, che era tutt'altro che fotogenico)

Low Impact Ice Infusion

Già che siamo a parlare di ricette a basso impatto, vi racconto di un sistema molto carino per preparare il the freddo (o gli infusi). A quanto pare, secondo l'articolo che ho letto (scusate se non cito la fonte, ma ero in sala d'aspetto dal medico e sinceramente non ho preso nota della rivista, ma credo si trattasse della newsletter di qualche catena di grande distribuzione, probabilmente datata 1997), il vero ice tea non si prepara lasciando raffreddare il the caldo, ma con il metodo dell'infusione a freddo, mettendo cioè le foglie di the nell'acqua a temperatura ambiente e lasciando riposare per 12 ore. Dopodiché si filtra.
Ho preparato così l'Infuso alla Frutta Esotica Coccole e, effettivamente, l'esperimento è riuscito. L'unica accortezza da usare è nel dolcificarlo: è meglio utilizzare zucchero molto fine (ad esempio polverizzando quello tradizionale nel mixer) o un edulcorante (ovviamente senza aspartame), perché, senza l'effetto del calore, lo zucchero a grani grossi non si scioglierebbe completamente.

18 lug 2011

Pomodori Ripieni in Crosta di Formaggio al Peperoncino

Pomodori Ripieni in Crosta di Formaggio al Peperoncino

Qualche settimana fa, a Sestola, avevo comprato una bellissima cassa di pomodori costoluti: enormi, maturi, polposi e saporiti. L'avevo comprata principalmente per la cassetta di legno, perfetta per essere ripulita, verniciata e decorata: un vassoio perfetto, se mai troverò il tempo di restaurarla.
Il mio rapimento per il carico di promesse stilose che la cassetta racchiudeva mi ha del tutto impedito di considerare le difficoltà, per due persone, di consumare una tale quantità di pomodori... per due settimane abbiamo mangiato pomodori in ogni veste: insalata semplice, insalata di pasta, riso freddo, sugo, panzanella... Lo spettro di Re Pomodoro, personaggio immaginario e temibile inventato da Topy 79, si aggirava per il frigorifero e per la casa, pronto a punirci se ne avessimo lasciato andare a male anche solo uno... non si poteva rischiare di incorrere nella sua ira!
Per dar fondo alle scorte, è stata la mia immaginazione a dover entrare in gioco... ho pensato a uno dei piatti estivi che preferisco, le verdure ripiene, e ho cercato di trarne un'idea diversa, una sorta di matrioska, in cui la farcitura filante di Kremina, della quale vi ho già parlato per cantarne le lodi, tanto ne apprezzo la consistenza avvolgente e il sapore deciso, fosse racchiusa nelle scodelline di pomodoro, ma, a loro volta, queste fossero ingabbiate in una crosta formaggiosa, che richiamasse il loro ripieno, ottenuta sostituendo, nella ricetta classica della brisée, un quarto della farina con il grattugiato Inalpi, un praticissimo preparato a base di formaggi duri già grattugiati, che, nelle ricette più complesse, mi risulta molto comodo, perché mi permette di risparmiare un passaggio. Devo dire che è stato uno dei piatti più riusciti della stagione, certo, occorre accendere il forno, ma ormai da anni vi ripeto che ho la fortuna di poter contare su un fornetto di queli piccolini-ma-che-fanno-tutto, senza scaldare eccessivamente l'ambiente e comunque, grazie al previo passaggio al microonde dei pomodori, la fase di cottura si riduce molto. E poi, via, basta infornare a freddo, trasferirsi in un'altra stanza e tornare dopo venti minuti. Il tempo di sfornare una teglia profumatissima, piena di tante cose buone, che si possono consumare anche a temperatura ambiente, anzi, direi che rendono anche meglio.

Ingredienti:
  • 2 grossi pomodori costoluti (ma dipende dalla grandezza, fate la prova tagliandoli a metà e disponendoli nella tortiera che intendete usare per la quiche: usate quelli necessari a coprire il fondo)
Per la brisée
Per il ripieno:
Procedimento:
Per prima cosa tagliate a metà i pomodori e passateli al microonde per 10' alla massima potenza. Lasciateli raffreddare e, nel frattempo, preparate la pasta brisé, frullando al mixer tutti gli ingredienti, fino a formare delle briciole. Se necessario aggiungete un goccio d'acqua. Fate riposare in frigo una mezz'ora. Rovesciate le briciole sul fondo di una tortiera imburrata e compattatele con le mani per formare il fondo e i laterali.
A questo punto vuotate i pomodori, facendo ben attenzione a non rompere la buccia. Io mi sono trovata bene usando l'Assaggino, un utensile della linea I Genietti, distribuito da Ipac, che nasce come cucchiaio/forchettone per facilitare l'assaggio della pasta in cottura, ma che, per la particolare forma e misura dell'incavo, mi ha aiutata molto a scavare la polpa senza fare danni. Non buttate via quanto estratto, ma mettetelo da parte, in frigo o in freezer, se i pomodori sono ben sugosi potrà costituire una buona base per un condimento.
Scolate un po' i pomodori e disponeteli sul fondo di brisée. Versate in ciascuno un po' di pangrattato, per assorbire l'eventuale liquido in eccesso, quindi riempiteli con la caciotta dadolata e le olive nere sgocciolate. Mettete qualche cubotto di caciotta anche negli spazi tra un pomodoro e l'altro.
Grattugiate la bottarga e mescolatela con il pangrattato rimanente. Cospargetene la superficie dei pomodori e completate con un giro d'olio.
Infornate a 180° per circa 20 minuti.

15 lug 2011

Vermicelli con Pesto di Finocchietto all'Alga Nori e Bottarga di Muggine

Vermicelli con Pesto di Finocchietto all'Alga Nori e Bottarga di Muggine
Piatto Fondo: Colì

Effettivamente la definizione "vermicelli" ci sta tutta: guardate che meraviglia di presentazione, no, davvero, sono totalmente incapace di disporre la pasta lunga con garbo nel piatto di portata... Sono graditi consigli su come rendere le mie mises en place meno serpeggianti, grazie anticipate per la collaborazione.

Però, lo giuro, questa è una ricetta buonissima: devo confessare che l'uso della bottarga mi spaventava un pochino, temevo, come dire, l'effetto pescheria, ma non si può mica morire senza averla mai assaggiata, no? Come dissi di fronte al barroccio delle vespe fritte a Bangkok.
Invece mi sbagliavo, perché il gusto di questa specialità sarda non è affatto invadente, certo è saporita e non si può dire che non sappia di pesce, ma, in abbinamento al finocchietto, trova un equilibrio molto felice.
L'ho cucinata qualche domenica fa, per la sera avevamo previsto di cenare alla Sagra del Tartufo nel paese vicino a dove avevo la casa in campagna, Cellai: si tratta di un evento irrinunciabile, ogni anno dobbiamo fare presenza, perché è una delle sagre più spettacolari a cui sia mai andata. In genere le sagre del tartufo si risolvono in un paio di bruschette con olio tartufato, linguine con salsa tartufata e uova con burro aromatizzato al tartufo. Lì no. Lì il tartufo viene grattugiato con generosità commovente su pane, pasta, carne, niente strani composti, solo scaglie spesse e magnanime di scorzone.
Perché vi racconto tutto questo? Cosa c'entra con la pasta al finocchietto?
Ma niente, semplicemente volevo parlarne perché quella sera sono rimasta sinceramente colpita dall'atto spontaneo di gentilezza di alcuni volontari del Meyer, che presidiavano un banco di beneficienza. Eravamo arrivati alla piazzetta dove si tiene la sagra tutti baldanzosi, con Mirto, parimenti arrogante, al seguito e ci siamo trovati davanti il solito cartello "Io non posso entrare". Scornatissimi, stavamo per andarcene (e si parla di un'ora di strada all'andata ed una al ritorno, percorsa inutilmente) quando una volontaria è venuta verso di noi e ci ha proposto di badare a Mirto mentre mangiavamo. Vi giuro che mi sono venute le lacrime agli occhi, non che tenessi così tanto a mangiare il tartufo (ma anche sì), però certi gesti fatti col cuore quando vivi in città te li dimentichi e ti lasciano senza parole.

Ingredienti:

Procedimento:
Cuocete la pasta nei tempi indicati sulla confezione.
Nel frattempo tritate il finocchietto con il formaggio e le noci. Aggiustate di sale (l'utilizzo di quello all'alga nori è utile per rendere il piatto più digeribile, trovate la ricetta al link che vi ho dato), tenendo presente che la bottarga, di per sé, è già piuttosto salata, e aggiungete l'olio necessario a rendere il composto cremoso. Grattugiate la bottarga (utilizzando la normale grattugia per il formaggio), in maniera da ottenerne 4 cucchiaiate.
Scolate la pasta al dente, conditela con il pesto di finocchietto e spolveratela di bottarga.

11 lug 2011

Nasi Goreng di Riso Selvatico Semintegrale con Salsa di Peperoni

Nasi Goreng di Riso Selvatico Semintegrale con Salsa di Peperoni

Adesso magari i puristi mi diranno che il nasi goreng non si fa così e io non posso che chinare il capo, perché la ricetta originale mi aveva talmente impressionata, tanto mi sembrava difficile, che questa me la sono inventata di sana pianta, facendo salvi solo 3-4 principi base. In pratica ho eliminato un bel po' di verdure e ho sostituito il basmati con del riso rosso selvatico della Camargue, una qualità che amo molto, che avevo già avuto modo di acquistare sul posto, durante una minivacanza, e che ho ritrovato qui. Ormai, credo, tutti conoscete questo tipo di riso, compatto e croccante, che ben si adatta ai piatti etnici e, cosa non da poco, ad essere cotto in anticipo, perché, anche riscaldato, si mantiene consistente e saporito.
Che poi è quello che ho fatto con questo piatto, non avevo davvero voglia di ridurmi all'ora di cena con: riso da cuocere, cipolle da soffriggere, pollo da saltare e mandorle da tostare.
Quel sabato dovevo fare così tante cose, tutte di importanza fondamentale, quali: riposino pomeridiano, shabbying dell'angoliera rubata (dal furgoncino) accanto al cassonetto, che ho dipinto di un bellissimo rosa antico, secondo me molto fine e che Topy definisce "da casa squillo", scrub alla vaniglia, giratina con Mirto... meglio, decisamente, scegliere una ricetta che permetteva di portarsi avanti con i tempi!
Il risultato ci è piaciuto tanto, ma proprio tanto e, con una buona tazza di Darjeeling Twinings è stato un bellissimo modo per concludere una giornata così intensa!

L'abbinamento con il the potrebbe lasciare perplessi, ma secondo me i piatti orientali si sposano molto bene con questo tipo di bevanda, consumata in ciotoline e non in tazze, tiepida e non dolcificata, in particolare con un monorigine come il Darjeeling, considerato "lo champagne dei the", per la sua raffinatezza e per il retrogusto di uva moscatella.

Darjeeling

Sottobicchere: Creativitavola

Per evitare le conseguenze deleterie dell'assunzione di teina la sera, sapete che è sufficiente lasciare il the in infusione più a lungo? E'un trucco che mi ha passato la mia zia, che lo ha imparato durante il corso di specializzazione in agopuntura, alla Scuola di Medicina Cinese: in questa maniera i tannini, che si sprigionano in un secondo momento, vanificano gli effetti eccitanti della teina, permettendo quindi, ovviamente cum grano salis, di assumere il the anche dopo le classiche 5 'o clock.

Ingredienti:
Procedimento:
Tagliate il petto di pollo a dadini e mescolatelo con metà del nasi goreng e la Misticanza di Fiori. Girate bene, affinché tutti i pezzi ne siano avvolti e lasciate marinare per circa due ore.
Cuocete il riso, coperto d'acqua leggermente salata a filo, per 20' in pentola a pressione (o 40 in pentola tradizionale).
Intanto, affettate molto finemente la cipolla (per un risultato più accurato, senza rischiare di rimetterci le dita, potete usare il Salvadita della linea "I Genietti", distribuito da Ipac) e fatela imbiondire nell'olio di semi, con il resto del nasi goreng. Aggiungete il pollo e fatelo rosolare. A parte, tostate le mandorle fino a farle diventare croccanti e unitele al pollo. Aggiustate di sale.
Quando il riso sarà cotto, scolatelo se necessario e versatelo nella padella con gli altri ingredienti. Saltatelo per amalgamare e servite con la Salsa di Peperoni a parte o a guarnire la sommità del piatto.

8 lug 2011

Alice in Shabbyland...

Tazza GreenGate Maggie Blu
Tazza e Asciugamano da Cucina Green Gate Maggie Blu distribuiti da Décochic

Ho deciso di scrivere questo post perché ricevo spesso, nei commenti e nelle e-mail, complimenti per i pezzi che inserisco nelle foto e richieste di informazioni su dove li ho acquistati.
Non sapete quanto certe parole mi facciano piacere, sia perché le considero, in fin dei conti, una gratificazione al mio gusto in fatto di arredamento, sia perché ognuno di essi mi offre l'occasione di parlare di un argomento che, nelle mie fasi più creative, mi appassiona, lo ammetto, al punto di togliermi il sonno: la maggior parte di questi messaggi si riferisce infatti ad articoli shabby chic, uno stile, che, ormai lo sapete, amo molto e al quale ho improntato il restauro di tutta la mia casa.
Da quando ho scoperto questa tendenza, che spopola nei paesi anglosassoni e scandinavi e che, da poco, anche in Italia sta prendendo piede, mi si è aperto un mondo incantato, di colori chiari e vivaci, tessuti fioriti e ricamati, profumo di bucato e tanta luce. Un mondo a cui sono certa di appartenere e che mi si addice molto più del minimalismo moderno.

Scodella Ib Laursen

E'giunto, quindi, il momento di rischiare la clonazione del mio blog e svelarvi l'identità di uno dei miei fornitori preferiti.
Se, come me, vi sentite "ragazze d'altri tempi", vi suggerisco caldamente di smettere di ritenervi "disadatte" e farvi, invece, un giro qui: Decochic è un progetto che nasce dalla passione della sua creatrice per lo stile shabby e country chic e che permette anche a noi di piazzare nei nostri food styiling i deliziosi pezzi che spesso ammiriamo nei blog stranieri più blasonati. Se vi siete chiesti da dove vengono le tinte pastello di certe coppette, i motivi floreali della stampa di alcuni tessuti e li avete "sanamente" invidiati, beh, eccoli qui!

Asciugamano da cucina GreenGate Maggie Blu

Girovagando su Decochic vi perderete nell'incantesimo shabby, in tutte le sue sfaccettature: la linearità della Bloomingville, la semplicità "wishy-washy" di Ib Laursen, l'ariosità gioiosa di Green Gate, il fascino d'antan di Retrò Chic, la praticità essenziale delle trovate di Laundry Room, e, per chi, dopo le nozze dell'anno, avesse deciso di fingere di essere Kate Middleton, il "robusto", ma non privo di delicatezza, british cottage style di I Love My English Home.

Formine Ib Laursen
Troverete tante idee per arricchire le foto del blog, certo, ma anche per tutto il resto della casa, per creare angoli raffinati, romantici, giocosi, ma soprattutto intimi. Vi invito a perdervi tra le pagine del catalogo e fantasticare un po'... vi verrà voglia di non uscire più da quel sogno e di portane un po' con voi... e magari, in questo sogno, ci incontreremo :-)
Asciugamano da cucina GreenGate Maggie Blu

6 lug 2011

Sorbetto Spiritoso all'Infuso di Frutta

Sorbetto all'Infuso di Frutta Tropicale
Tovaglietta Americana: Creativitavola

Ah, come rimpiango le vacanze di quando ero bambina, le vacanze scolastiche, intendo, quelle che cominciavano prima che arrivasse il caldo e terminavano quando l'oro del sole settembrino già addolciva il rientro...
Venivo spedita in campagna, dove trascorrevo le prime pigre settimane all'ombra della pineta, con una pila di libri, spiluccando ribes o ciliegie; poi partivamo per l'estero, ogni anno una meta diversa, un turbinio di colori e profumi che mi stordivano; infine il mese sonnolento in Calabria, brillante dell'azzurro dello Jonio e dell'avorio della sabbia.
Da quando lavoro, riesco a vedere il periodo tra metà giugno e settembre come arso da una luce accecante, che mi impedisce di percepire distintamente i colori e la realtà. E, un po' come il Natale, che, dopo mesi di preparativi, scivola via in una giornata mai all'altezza delle aspettative, anche le ferie si esauriscono in un soffio.
Per contro, la mia cucina si tinge di tonalità accese, come il rosso brillante di questo semplicissimo sorbetto: un infuso di frutta esotica ben zuccherato e vivacizzato da un goccio di liquore che impedisca la sua trasformazione in un blocco di ghiaccio. Omettendo quest'ultimo, potete usare la base anche per i ghiaccioli, ma non ditelo a Topy, altrimenti mi finisce l'infuso...

Ingredienti:
Procedimento:
Portate l'acqua a ebollizione, quindi versate l'infuso e lasciate riposare coperto per 10 minuti.  Filtrate, aggiungete lo zucchero e fate sobbollire per 3-4 minuti, finché non si sarà sciolto. Fate raffreddare, aggiungete il liquore e mettete il tutto nella gelatiera, procedendo come da istruzioni.

Succo di Mela Melavi'

Un po' meno nostalgico il mio rapporto con i succhi di frutta, a cui, da bambina, ero assai poco avvezza (eccezion fatta per il succo di ribes preparato in casa dalla mia mamma)... rimanendo in tema di pause defatiganti, colgo al volo l'occasione offerta da queste giornate torride, per segnalarvi questo concentrato di freschezza proposto da Valtellina Store, il progetto web di promozione della cultura e del turismo Valtellinese, di cui vi parlavo qualche giorno fa.
Il succo di mela Melavì è una bevanda salutare, polposa, senza zuccheri aggiunti, dal sapore risoluto e secco delle mele di montagna, il cui succo ne rappresenta l'unico ingrediente. Questo significa che il contenuto di queste bottiglie è costituito al 100% di succo di mela: riuscite a immaginare niente di più dissetante? Io, che pure non ho l'abitudine di consumare bevande troppo dolci (bevo tantissimo e assumere calorie sotto questa forma sarebbe deleterio), l'ho trovato perfetto, forse perché lo collego a una bella serata trascorsa al parco, dove ce lo siamo diviso con una coppia di amici (cioè, i genitori di un altro cane, come sono mondana).

4 lug 2011

Pavé di Legumi con Crema di Broccoli e Cipolle Caramellate

Pavé di Legumi con Crema di Broccoli e Cipolle Caramellate

Terrina: Colì

In estate, non so voi, ma non ho molte idee su come consumare i legumi: per carità, cuocerli in pentola a pressione con poca acqua e mangiarli freddi, conditi con olio e sale, è una soluzione comoda e poco sporchevole, ma, considerato che andrebbero portati in tavola un paio di volte alla settimana, dopo un po' ci si annoia.
Una buona (secondo me) idea mi è stata fornita da un volume sui legumi che ho comprato in Francia qualche anno fa: per la verità, la maggior parte delle ricette riguardano zuppe e insalate, niente di nuovo, quindi, ma qualcosa di originale, spulciando bene, si trova.
E'il caso di questo pavé, una sorta di sformato di legumi, cereali e verdure in crema, che, naturalmente, ho rivisitato a mio piacimento e che, condito con olio evo, Balmì e fleur de sel, risulta decisamente gradevole e molto delicato. Il tocco dolciastro delle cipolle, caramellate con l'uvetta, lo rende insolito, mentre l'uso della crema di broccoli, a sostituire la ricotta e i broccoli lessati e frullati dell'originale, semplifica il procedimento, rendendolo adatto anche ad essere consumato fuori dalla stagione delle crucifere, che a me in estate mancano un po'. Strano a dirsi, che mi manchi il cavolo, ma è così...
Cucina sana, insomma, niente di eclatante, ma magari può essere un'idea per la cena.
Ingredienti:
Procedimento:
Coprite i legumi e i cereali della minestra con acqua a filo, salate e cuoceteli in pentola a pressione per 30 minuti. In pentola tradizionale raddoppiate i tempi e aggiungete una maggior quantità di liquidi.
Scolateli e fateli raffreddare. Mescolateli con tutti gli altri ingredienti, escluse le Erbe di Provenza, aggiustate di sale e trasferite il composto in uno stampo da plum cake foderato di carta speciale. Spolverate di Erbe di Provenza.
Infornate a 180° per circa 45 minuti, finché la superficie non sarà ben brunita.
Lasciate raffreddare bene prima di sformare, quindi servitelo affettato, con olio, sale e crema di balsamico a parte.



3 lug 2011

Saishikomi? No, Olio d'Oliva

... e noi che ci sforziamo tanto di cucinare con il matcha, disporre le nostre merendine nei bento e celebrare l'Hanami... 
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OLEIFICI MATALUNI - NIPPON, L’OLIO 100% ITALIANO CONQUISTA IL GIAPPONE
Il Presidente Haruki Kotera siglerà l’accordo il 13 luglio alla Camera di Commercio di Benevento


Parlerà 100% italiano l’Olio Dante che, a partire da luglio, sarà commercializzato dalla Nippon Flower Mills, grazie al più importante accordo a lungo termine sottoscritto da un’azienda meridionale per la distribuzione in Giappone di prodotti alimentari di alta qualità.
Il contratto tra gli Oleifici Mataluni di Montesarchio (Benevento) e la Nippon, uno dei più grandi canali giapponesi di distribuzione, sarà siglato il 13 luglio presso la Camera di Commercio di Benevento, alla presenza del Presidente Biagio Mataluni e del Presidente Haruki Kotera della Nippon Food, colosso asiatico che nel 2010 ha fatturato 2,1 miliardi di euro.
L’intesa prevede la commercializzazione in esclusiva dei brand degli Oleifici Mataluni, a partire proprio dalla celebre etichetta Dante, rilevata nel 2009 dal gruppo spagnolo Sos – Cuetara e tornata in Italia dopo 25 anni con una brillante operazione finanziaria. Un successo straordinario per l’azienda sannita che valorizza il Made in Italy e, allo stesso tempo, contribuisce a promuovere l’eccellenza agroalimentare dell’intero Mezzogiorno.
“E’ il coronamento di un lungo percorso – spiega Biagio Mataluni, Presidente Oleifici Mataluni – avviato tre anni fa con la Nippon, che ha voluto testare accuratamente i nostri prodotti ed esaminare lo stabilimento e le linee di produzione. Abbiamo iniziato a concepire ed approfondire il progetto commerciale nel 2008. L’anno successivo abbiamo adattato la produzione agli standard qualitativi richiesti dai giapponesi. Quindi, abbiamo deciso di dedicare una intera linea esclusivamente al Giappone, realizzando un packaging innovativo ed un blend di alta qualità. Infine, nel 2010 abbiamo avviato il test operativo sugli scaffali e collaudato la logistica in vista dell’approvazione definitiva. E’ stato un periodo propedeutico al contratto di esclusiva per la distribuzione dei nostri prodotti in Giappone – conclude Mataluni – e rappresenta anche la prima fase di un complesso e ambizioso processo di internazionalizzazione che stiamo affrontando”.
Proprio per il Giappone, il Centro di ricerca degli Oleifici Mataluni (riconosciuto nel 2010 dal Miur) ha ideato una speciale bottiglia in PET, più leggera del vetro e completamente riciclabile (compresi il tappo e l’etichetta), prodotta integralmente presso il complesso agroindustriale oleario di Montesarchio.

Gli Oleifici Mataluni, situati a Montesarchio (Benevento), rappresentano uno tra i più grandi complessi agroindustriali oleari del mondo e si estendono su una superficie di 160mila mq. Con 200 addetti (età media 29 anni) ed un Centro di ricerca riconosciuto nel 2010 dal Miur, l’industria Mataluni è senza dubbio la più importante azienda italiana nel settore oleario che racchiude l’intero processo virtuoso di filiera. In “private label”, produce oli alimentari per aziende leader della grande distribuzione organizzata italiana ed estera (Gdo). Gli Oleifici Mataluni sono proprietari di marchi storici come Olio Dante, Topazio, Oio, Gico, Alit, Lupi e Minerva, posizionandosi ai primi posti nello scenario distributivo domestico ed internazionale.


Fonte: Ufficio Stampa Oleifici Ma taluni

1 lug 2011

Pasta Imbottita... sul filo dei ricordi...

Pasta Imbottita

Una foto in seppia, come i miei ritratti di quegli anni. Foto sbiadite, che immortalano una bambina dallo sguardo troppo intenso per essere quello di una bambina, un padre e una madre troppo belli per essere i suoi genitori e scorci di spiaggia luminosi di sole calabrese, resi tristi dal bianco e nero. Una foto patinata, impolverata dal tempo, come i miei ricordi d'infanzia.
Mi svegliavo la mattina presto, troppo presto per non intralciare le pulizie quotidiane con cui la zia di mia mamma lavava la sabbia e la polvere della spiaggia antistante, la salsedine del mare subito dopo e chissà cos'altro, di più difficile da mandar via. Venivo ricacciata in camera, dove attendevo con pazienza che il pavimento asciugasse. Facevo nuovamente capolino dopo un congruo lasso di tempo, quando il rumore proveniente dalle altre stanze non era più quello dell'acqua dello strofinaccio che ricadeva nel secchio, ma quello della scintilla del gas e, subito dopo, lo sfrigolio di qualcosa che friggeva nella padella.
Sì, perché al mare si friggeva. Si friggeva a pranzo e a cena, si friggeva per i pranzi con i parenti venuti da Catanzaro a trovarci, per i pic nic di Ferragosto e per i falò sulla spiaggia.
I genitori, per  lo più residenti al nord da anni e laureati durante la bagarre del '68, portavano pantaloni a zampa e cantavano "Blowin' in the Wind", ma la frittura che accompagnava le chitarrate sulla spiaggia era irrinunciabile.
L'odore delle mie estati anni '80 non è quello della lozione Coppertone al cocco, ma delle melanzane fritte, della frittata di tonno e delle polpettine. Minuscole, laboriose polpettine panate, che, sommerse di olio, si doravano e andavano a fondersi con la scamorza, la sopprassata, l'uovo sodo, il pomodoro, per dare vita a uno dei piatti più ricchi e più attesi della stagione, quello del pranzo di Ferragosto: la pasta imbottita. Seguita da altre polpettine, più grandi, ancora fritte e ripassate nella salsa avanzata, e dalla pasticceria mignon di Scalamandré, che oggi non esiste più.
Al suo posto, una pasticceria altrettanto rinomata, dove però non conosco nessuno, come non conosco più nessuno su quella spiaggia dove, molti anni dopo, ho avuto il coraggio di tornare, riccacciando indietro le lacrime.
Ma la stella marina presa dal mio babbo e appesa al muro dell'enorme terrazza sul mare, in un'epoca in cui ancora non si parlava di rispetto per l'ambiente e biodiversità, quella c'è ancora. Ne godono altre famiglie, che si succedono nel corso dell'estate in quella casa dove si aggira ancora il fantasma della mia infanzia.
E vedendola dalla stradina lungomare, percorrendo la quale 30 anni fa ci insabbiavamo i sandali buoni, arrivando in centro con i piedi polverosi, e oggi elegantemente piastrellata, le lacrime sono uscite tutte.

La ricetta è quella della zia della mamma. Lei la preparava con la passata fatta in casa, con i pomodori delle terre dei parenti, la provolina dolce delle loro mucche e la soppressata dei loro maiali. Non so se sia la vera ricetta calabrese, forse manca qualcosa, forse qualcosa mi sfugge e qualcos'altro l'ha aggiunto la mia immaginazione troppo fervida. Ma se è sbagliata, vi prego, non ditelo alla zia: è permalosissima, di quella permalosità che il mio fiorentinissimo babbo rimprovera anche a me, chiamandola "la mia componente meridionale".

Ingredienti:
Procedimento:
Per prima cosa la zia preparava le polpettine: ammollava il pane con poca acqua, appena sufficiente a renderlo morbido. Quindi lo impastava con il macinato e un uovo e realizzava con questo composto tante minuscole polpettine. Qui ci vuole molta pazienza, perché devono essere davvero piccole, se non avete tempo lasciate perdere. Le passava nel pangrattato, poi scaldava l'olio (tanto olio) in una padella e le friggeva finché non diventavano scure.
Cuoceva la pasta, scolandola al dente e la condiva con il sugo di pomodoro. Aggiungeva le uova sode, schiacciate con le mani, la scamorza a dadini, la salsiccia a fettine e le polpettine, con tutto l'olio della frittura. Metteva tutto in una grande pirofila e cospargeva di origano e parmigiano. Non ne sono sicura, ma penso che aggiungesse anche altro olio, ma di nascosto, altrimenti la mia mamma si arrabbiava.
Pasava tutto in forno per una ventina di minuti o chissà, il tempo di far sbruciacchiare la pasta, insomma, che con i vecchi forni a gas succedeva quasi subito...

Con questa ricetta, partecipo al contest di Imma, La Perla della Cucina Italiana